Il Giro della paura
A tre giorni dalla morte del povero Wouter Weylandt, sul Giro d'Italia il tema principale resta più che mai quello della sicurezza per i corridori. Un tema che viene rilanciato dalla tappa di Orvieto, molto attesa per via delle «strade bianche» (ovvero i tratti in sterrato) che ne caratterizzavano il finale, ma passata attraverso un nuovo momento da incubo e nuove polemiche sui rischi che i ciclisti sono costretti a correre. Il gelo è sceso ancora sulla corsa rosa quando le tv hanno inquadrato un corridore (Tom Jelte Slagter, olandese nemmeno 22enne) disteso per terra, immobile, con del sangue che sgorgava dal naso, e un soccorritore che gli praticava un massaggio cardiaco: sembrava lo stesso film dell'orrore di lunedì a Rapallo, e invece per fortuna, dopo qualche interminabile secondo, Slagter ha mosso prima un bracco, poi le gambe. Il ragazzo, finito pesantemente per terra cercando di prendere una borraccia al rifornimento, se l'è cavata con una frattura alla cavità oculare (ma non rischia la vista), e si è dovuto ritirare. Le polemiche sono state poi rinfocolate da un Danilo Di Luca inviperito al traguardo: a causa delle vibrazioni sullo sterrato, l'abruzzese ha addirittura perso la sella, arrivando a Orvieto in condizioni prossime alla celebre gag fantozziana. Ma di sicuro Danilo non aveva alcuna voglia di ridere: «Ci dicano se facciamo ciclismo su strada, oppure ciclocross o mountain bike», ha dichiarato mettendo sotto accusa la ricerca spasmodica, da parte degli organizzatori, di percorsi sempre più spettacolari (ma allo stesso tempo, a volte, più pericolosi). I corridori, però, confermano di essere molto bravi a lamentarsi (c'è sempre qualcuno con cui prendersela), ma molto meno a essere costruttivi: prova ne siano le spallucce che molti fanno all'ipotesi di una sorta di airbag da indossare (simile a quello ora in uso nel motociclismo). Due righe sulla corsa, infine: nel giorno dei primi (vani) attacchi di Nibali e Scarponi a Contador, tappa e maglia rosa vanno all'olandese Weening, in fuga negli ultimi 25 km. Oggi Orvieto-Fiuggi, può vincere un velocista che regga bene i tanti strappetti previsti sul percorso.