Doppietta sfumata

Matteo De Santis Giocando al gatto con il topo e facendo sfogare uno sterile Milan per poi punirlo sul più bello, il Palermo si è conquistato il suo posto al sole nella finale di Coppa Italia. Più forte la voglia di regalarsi un appuntamento con la storia per i rosanero delle aspirazioni di doppietta rossonera. La prima semifinale di ritorno è finita con i fuochi d'artificio, ma era iniziata con un primo tempo da inno alla noia. I palleggiatori di Allegri hanno fatto girare la palla come fosse una bambola senza combinare granché, i ragazzacci di Delio Rossi si sono messi ad aspettare un filino intimoriti e chi ci ha rimesso, purtorppo, è stato lo spettacolo. Taccuini praticamente bianchi: Robinho, imbeccato dal redivivo Pirlo, spara a salve, Flamini spaventa Sirigu, Pastore ci prova una volta di testa e una di piede, una ciabattata di Antonini (ginocchio destro ko prima dell'intervallo per uno scontro fortuito con Thiago Silva) lontana anni luce dal bersaglio e niente di più. Un bagliore nel buio di Hernandez e la prima comparsata di Pato nel film della partita hanno seminato speranze di una ripresa di tutt'altro tipo. Pie illusioni fino al 63', pura e semplice realtà dopo la zuccata vincente di Migliaccio, lestissimo ad anticipare il fino a quel momento colossale Thiago Silva, che ha fatto eruttare il vulcano di gioia del Renzo Barbera. Milan colpito, con Ibra chiamato a provare il miracolo insieme agli ectoplasmi Pato e Robinho, e affondato al 78'. Ilicic, in fuga solitaria verso Abbiati, falciato in area da Van Bommel: rosso per l'olandese, rigore solare e Bovo griffa il 2-0 che vale il check-in per la finale. Bovo si fa espellere, Pastore prende malissimo la sostituzione ma niente e nessuno può rovinare la festa del Palermo. Nemmeno Ibra, fermato prima da un clamoroso doppio palo e dopo a segno con la più classica delle reti della bandiera. Bye Bye Milan, la strada della Coppa Italia non finisce a Roma come quella dello scudetto. Il 29 ci andrà il Palermo.