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Una poltrona per tre

Parigi, Rafael Nadal batte Robin Soderling nella finale del Roland Garros

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Roma accoglie le stelle. Nole, Rafa e Roger - ovvero Djokovic, Nadal e Federer - tutti insieme sul campo Centrale del Foro Italico. L'ordine non è casuale perché oggi, incredibile pensarlo soltanto sei mesi fa, il personaggio più atteso è sicuramente il serbo, autore di un avvio di stagione fantastico con 32 vittorie consecutive. Il segreto? «Non esiste - ha spiega Djokovic appena sbarcato nella Capitale dopo il fantastico successo di Madrid - ho lavorato tanto negli ultimi anni, sono cresciuto giorno dopo giorno e ora sto raccogliendo i risultati sperati. Ho grande fiducia, so esattamente cosa posso fare in campo e questo mi aiuta. Ma certo non mi aspettavo di vincere tutte queste partite». Non se lo aspettava Nole e certo non lo pensavano gli spettatori della Caja Magica di Madrid, esterrefatti dalla caduta dell'idolo Nadal, miglior giocatore della storia sulla terra battuta stante l'incredibile percentuale di match vinti (92 per cento). «Ho rivisto la finale - ha confessato il serbo - sicuramente il miglior match della mia carriera sul rosso». Più facile battere Roger sull'erba o Rafa sulla terra? «Nadal sul rosso - ha dichiarato Djokovic - la vittoria di Madrid rappresenta un grande traguardo per me. II numero uno? Ho lavorato tutta la vita per diventare il migliore, ma il mio obiettivo è ancora lontano, serve costanza. E poi Rafa non sbaglia un torneo, arriva sempre almeno in semifinale». Domenica scorsa, però, Nadal ha sbagliato una partita. O meglio, è stato sovrastato dal nuovo Djokovic, forte nella testa e soprattutto nel fisico. Proprio le caratteristiche principali di Rafa, che certo non ha preso bene la sconfitta subita a Madrid e la fine dell'imbattibilità sul rosso: «Nole sta giocando alla grande, posso solo congratularmi con lui e guardare avanti, capire i problemi e allenarmi per migliorare». Sbarcato a Roma lunedì, il maiorchino ha testato i campi del Foro e ha poi assistito all'esordio di Starace. Ieri, però, Nadal ha preferito evitare il palcoscenico principale, allenandosi al Villa Pamphili Sporting Club e disertando la rituale conferenza stampa di presentazione. Alla quale, invece, non si è sottratto Roger Federer, arrivato nella capitale tra dubbi e malignità: come sta Roger? Ha davvero male alla spalla oppure è invidioso della nuova rivalità Nadal-Djokovic e timoroso di non riuscire a riconquistare il palcoscenico? «Nessuna paura - ha replicato lo svizzero - e tanta fiducia: voglio tornare in vetta alla classifica». Per farlo, dovrà partire con il piede giusto al Foro: oggi lo attende Tsonga, avversario senza dubbio peggiore di quelli di Djokovic (che aspetta Kubot) e Nadal (sfidato dall'eroico Lorenzi). «Sto meglio - ha dichiarato Federer dopo essersi allenato con Seppi e aver incontrato Francesco Totti - se vincessi uno Slam i discorsi su di me cambierebbero». Intanto, però, l'attenzione è tutta per Nadal e Djokovic. «È normale - ha confessato lo svizzero - stanno giocando benissimo. Per me non cambia nulla, tranne il fatto di dover parlare continuamente di Rafa e Nole. Io comunque mi sento vicino al loro livello, a Madrid ho lottato alla pari con Nadal. Ora devo fare un ulteriore passo in avanti e spero di farlo già a Roma. Sono ottimista, voglio tornare numero uno».

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