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Dramma durante la terza tappa della kermesse ciclistica: muore Weylandt Il belga cade e resta a terra esanime: inutili 40 minuti di massaggio cardiaco

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Ilcasco gli salvò la vita, e potemmo dire che miracolosamente il ragazzo era uscito praticamente illeso dal pauroso incidente. Avremmo tanto voluto, ieri, tirare lo stesso sospiro di sollievo che avemmo quel 6 aprile, vedendo che il corridore si rialzava, e invece l'unica cosa che ci resta in un giorno tremendo come questo è la consapevolezza della nostra impotenza di fronte alla maledetta fatalità che ha strappato la vita al giovane fiammingo. Wouter Weylandt è morto al Giro d'Italia, all'età di 26 anni, lascia una moglie che attende un bimbo (nascerà a settembre), e una vita che meritava d'essere vissuta, e che invece finisce così, sull'asfalto di una discesa ligure (il Passo del Bocco), a 25 km dall'arrivo - a Rapallo - della terza tappa di una corsa che, di colpo, ha perso tutta la sua importanza. Secondo le ricostruzioni, la dinamica dell'incidente è agghiacciante nella sua fatalità: il corridore avrebbe urtato un muretto con un pedale, e a causa di ciò sarebbe stato catapultato in avanti, finendo con la faccia sull'asfalto dopo un volo di 20 metri. Non si trattava di un punto particolarmente pericoloso del percorso, e il fondo stradale era perfetto: gli organizzatori sembrano esenti da responsabilità, quindi, così come i medici, che hanno soccorso tempestivamente il ragazzo: il dottor Tredici, medico ufficiale del Giro, si trovava subito dietro al gruppetto in cui era Weylandt, e ha potuto immediatamente fermarsi e praticare un massaggio cardiaco al ciclista belga, e poi intervenire col defibrillatore. Ma che le condizioni di Weylandt fossero disperate, è stato chiaro sin dai primi momenti. È lo stesso dottor Tredici a spiegare: «Abbiamo trovato Wouter già in stato d'incoscienza, con una frattura della base cranica e del frontale piuttosto estesa, e con il massiccio facciale compromesso. Abbiamo tentato una rianimazione facendo tutto quello che si doveva fare, ma dopo 40 minuti abbiamo dovuto sospendere le operazioni, col conforto del 118 sopraggiunto che ci ha detto che era inutile insistere con le operazioni. Nonostante il soccorso immediato non c'è stato nulla da fare». Anche l'elisoccorso, giunto da Genova il prima possibile, è stato mandato indietro prima ancora che il mezzo trovasse modo di atterrare (in una zona la cui orografia rendeva peraltro difficile la manovra): non c'era più niente da fare, se non avvisare i familiari dello sfortunato corridore, in Belgio, della tragedia avvenuta: i congiunti di Wouter arriveranno stamattina alla Malpensa. Per un atroce scherzo del destino, un anno fa Weylandt ottenne il più importante successo in carriera proprio nella terza tappa del Giro, la stessa che ieri, dodici mesi dopo, gli è stata fatale. Naturalmente il finale della tappa di ieri, piombato in un clima irreale, non ha visto svolgersi il consueto cerimoniale di premiazioni, con tutti gli altoparlanti che sono stati spenti all'arrivo, e i corridori avvisati via via che transitavano dalla linea del traguardo. L'organizzazione del Giro ha lasciato campo libero ai corridori per eventuali iniziative commemorative, che certamente il gruppo prenderà oggi. In ogni caso, il vuoto che questa giornata tragica lascia sulla corsa, di sicuro non potrà essere colmato da nulla.

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