Champions sull'Arno, la Lazio giocherà a Firenze

Ieri la Commissione tecnica della Figc si è riunita per discutere delle licenze Uefa della prossima stagione. Ne sono state concesse 13 (12 in A, una al Torino in B) tra cui quella della Lazio. Per la società biancoceleste, però, lo stadio di riferimento indicato nella lista non è l'Olimpico, bensì il Franchi. Tutto nasce da un contenzioso tra Lotito e il Coni. La Lazio, infatti, deve ancora corrispondere al Comitato olimpico alcune tranche della somma stabilita per l'utilizzo dell'impianto al Foro Italico. Si tratta di un milione 740 mila euro comprensivi delle rate d'affitto, dei risarcimenti per i danni procurati dai tifosi e dell'Iva. Entro il 29 aprile le società dovevano mettersi in regola per l'assegnazione delle licenze Uefa, e uno dei requisiti richiesti, in mancanza di uno stadio di proprietà, è proprio quello di possedere un contratto d'utilizzo di un impianto conforme. La Lazio ha accettato i termini del contratto col Coni proprio in extremis ma poi avrebbe proposto di saldare la cifra in due tranche: una da 740 mila euro subito e una seconda da un milione entro le prime settimane di maggio. Una circostanza che il Coni in serata ha negato e che, fanno sapere dagli uffici del Foro Italico, non sarebbe stata comunque ricevibile perché «la Coni Servizi è una partecipata del ministero dell'Economia e non può concedere dilazioni». Quindi il debito, in ultima istanza, sarebbe addirittura con lo Stato italiano. A quel punto la Lazio si è presentata al tavolo per l'assegnazione delle licenze Uefa col serio rischio di venire esclusa (momentaneamente) per mancanza di uno stadio. O almeno così si supponeva. Invece è arrivato l'ennesimo colpo di scena. Lotito ha presentato una serie di documenti che attestavano l'accordo ottenuto in tutta fretta con la prefettura di Firenze per l'utilizzo del Franchi, riuscendo così a ottenere l'agognato via libera per le competizioni europee della prossima stagione. Si potrebbe trattare di una semplice mossa per prendere tempo e anche di un segnale mandato alle altre società in piena guerra sui diritti tv, del tipo: se non si sbloccano quei fondi, impossibile andare avanti, specie a fronte di un contratto piuttosto esoso. Il termine ultimo per saldare il debito con il Coni (con l'aggiunta di una mora per il ritardo) è il prossimo 30 giugno, è probabile che entro quella data tutto sarà stato messo a posto e l'opzione «fiorentina» si riveli solo una boutade. L'ipotesi di giocare in Toscana, infatti, è difficile da praticare per un altro motivo fondamentale. La Uefa potrebbe anche accettare il «trasloco», ma la Figc sarà molto più rigida. Il motivo è scritto nelle Noif (norme organizzative interne federali) della Federcalcio. L'articolo 19, quello relativo all'impianto sportivo, impone a ogni squadra di giocare «nel territorio del Comune ove le società hanno la propria sede sociale». Una deroga può essere concessa solo «in via eccezionale e per fondati motivi». Il contenzioso tra Lazio e Coni rientra in questa casistica? Se così non fosse, è a rischio addirittura l'iscrizione al prossimo campionato di serie A. Anche se, a dire il vero, la Lazio approfitta già una deroga analoga non giocando a Formello ma a Roma. In qualsiasi modo andrà a finire questa storia, è innegabile che i rapporti tra la società biancoceleste e il massimo ente sportivo italiano non siano mai stati così tesi. Prima il caso Sculli, con la contestata gestione del malore avuto dal giocatore contro la Fiorentina (inizialmente si era parlato di un'allergia procurata dalla vernice del prato dell'Olimpico), poi questa nuova querelle. Una vicenda che potrebbe avere un effetto immediato sul prossimo turno casalingo della squadra di Reja, che sabato 14 maggio alle 18 affronterà il Genoa. «Accendere i riflettori costa, a questo punto non siamo obbligati», ironizzano dal Coni. «Vogliono 1.500 biglietti per le partite? Se li scordano», rispondono da Formello. Insomma, se pure la pace dovesse arrivare, non è per niente vicina.