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dall'inviato a MILANO Luigi Salomone Così no.

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Nonbasta il rigore di Zarate, anzi i campioni d'Italia e d'Europa ribaltano la partita con Sneijder ed Eto'o. Finisce male, con la decima sconfitta in campionato solo in parte attenuata dal ko dell'Udinese che perde in casa col Parma. La Lazio è viva, resta quarta ma la Roma si è rifatta sotto e poi sciupare un'occasione del genere a San Siro è un segnale inquietante sulle quattro partite che restano. Alla fine Reja sceglie la formula più offensiva: dentro i fantastici quattro con Zarate ancora in posizione più avanzata. Mauri, Hernanes e Floccari girano alle sue spalle mentre la difesa, orfana di Radu, si affida alla coppia Biava-Dias. Leonardo lascia inizialmente in panchina Pazzini e punta sul tandem Milito-Eto'o. Si parte davanti a 45.000 spettatori, solita festa e gemellaggio tra le due tifoserie. Dura da 22 anni come recita uno striscione eppure l'Osservatorio era stato capace di chiudere inizialmente la trasferta ai laziali, poi riaperta in ritardo. Tant'è, la banda di Reja è disposta benissimo, domina la scena, entra nella difesa avversaria con irrisoria facilità. Al 24' quella che poteva essere la svolta: Hernanes fa l'unica cosa buona di una partita da dimenticare, imbecca Zarate che si presenta tutto solo davanti a Julio Cesar. Il portiere brasiliano lo stende, rigore ed espulsione. Leonardo richiama Milito, dentro Castellazzi. L'argentino della Lazio fa gol e porta avanti i biancocelesti sotto la curva occupata da 4.000 tifosi arrivati da Roma. Sembra tutto facile ma l'Inter è una signora squadra, reagisce, si riorganizza e soprattutto ha tanti campioni. Eto'o si guadagna col mestiere una punizione molto dubbia in un momento in cui Morganti fischia a senso unico, Sneijder impallina Muslera: 1-1 e tutti al riposo. Si ricomincia con la Lazio che gioca bene, riprende in mano la sfida ma non si accontenta. Va all'attacco, forse in modo esagerato, Reja ritarda i cambi e dopo sette minuti ecco la frittata perché non c'è sconfitta biancoceleste che non debba apparire un segno del destino. Biava scivola, come molti altri suoi compagni, Eto'o s'invola, dribbla Muslera e deposita in porta. San Siro è una bolgia, c'è addirittura una panolada contro Morganti (memoria corta degli interisti) e subito l'arbitro ripaga. Espulso Mauri per un falletto tanto inutile quanto veniale. In parità numerica è ancora più dura ma la Lazio costruisce lo stesso gioco, Ledesma dirige l'orchestra e ci sono almeno tre occasioni nitide per poter portare a casa almeno un punto. Non è giornata, perché Kozak entrato da poco, colpisce la traversa e allora è notte fonda. Maicon sbaglia la terza rete, dentro Rocchi per i mischioni finali ma non va. Vince l'Inter che ci mette cuore e testa, la Lazio perde male, malissimo. E ora? C'è da rialzarsi subito, mancano quattro partite, il quarto posto è ancora biancoceleste, ma se si commettono questi errori il traguardo si allontana. Lunedì 2 maggio ci vorrà l'Olimpico a spingere la banda di Reja nello scontro diretto contro la Juve, il podio sfiorato dopo la rete di Zarate è solo un'illusione. Perché l'Inter è di un altro livello e lo ha dimostrato portando a casa una partita che molti avrebbero perso. Tornerà Matuzalem, non ci sarà Mauri e soprattutto non si possono fare più calcoli: serve giocare col cuore che stavolta la Lazio aveva lasciato a Roma.

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