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Lazio Inter. Davide e Golia

Claudio Lotito

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Se si analizzano le nude cifre Claudio Lotito il suo campionato lo ha già vinto. Sì, perché giocare domani a San Siro contro l'Inter con la possibilità di sconfiggere i nerazzurri e scavalcarli al terzo posto in classifica sembra un vero e proprio manifesto della politica calcistica del patron della Lazio. Con un monte ingaggi 3/4 volte inferiore - circa 35 milioni contro gli oltre 120 di «paperone» Moratti - i biancocelesti fanno visita ai nerazzurri con un pronostico quantomai incerto e la possibilità, per la prima volta dopo anni, di giocare per lo stesso obiettivo. La realtà, come al solito, è un po' più complessa. Che la componente economica rivesta un ruolo decisivo nel calcio non lo dimostra solo il fatto che il Milan, per vincere questo scudetto, abbia registrato un passivo di bilancio che sfiora i 70 milioni di euro. Ma è la stessa storia dei campionati di Lazio e Inter a fornirne una prova inconfutabile. Da quando ha preso la Lazio nel 2004, Lotito non era mai stato così vicino in classifica a Moratti. Anzi, se si esclude il -3 del campionato in corso, nei sei precedenti, alla 33ª giornata, il distacco medio dai nerazzurri era di ben 26 lunghezze. Dal -18 del primo anno (Inter 59, Lazio 41) al -35 della stagione 2007/08 (Inter 75, Lazio 40), per arrivare al -30 dell'anno scorso (Inter 67, Lazio 37). Un divario raccontato ancora meglio dagli scontri diretti, se è vero che i biancocelesti non vincono nella San Siro nerazzurra dal lontano ottobre 1998 (un pirotecnico 3-5) e da allora sono arrivati solo sei pareggi e cinque sconfitte. E poco importa se all'Inter di Mou, in quel di Pechino, la Lazio di Ballardini ha soffiato la Supercoppa 2009: in 90 minuti può succedere di tutto, per «pesare» una squadra è molto più attendibile l'esito di una stagione intera. Come si spiega allora l'inversione di tendenza di quest'anno? Ovvio che non sia sufficiente solo il fatto che Lotito abbia allargato un po' i cordoni della borsa (primo bilancio della sua gestione chiuso in negativo) e che Moratti, contestualmente, li abbia chiusi (salvo ripensarci a gennaio). I meriti di una Lazio che sta andando oltre le proprie possibilità vanno sommati ai normali contraccolpi che sta subendo la banda nerazzurra per la fine del ciclo del «triplete». Una «congiunzione astrale» che potrebbe essere unica e che, proprio per questo, va sfruttata a tutti i costi. In fondo, una vittoria non servirebbe soltato a sorpassare l'Inter in classifica, ma anche a fare un dispetto a una società che, al di là del gemmellaggio tra le tifoserie, negli ultimi tempi si è dimostrata tutt'altro che amica. Il caso Pandev ha raffreddato non poco il rapporto tra i due presidenti, l'ultima frizione è invece vecchia solo di alcuni giorni, con la riunione di Lega per decidere come stabilire i bacini d'utenza (e poi spartirsi i soldi dei diritti tv) terminata con la frattura tra il fronte delle cinque big (Milan, Inter, Juve, Roma e Napoli) e le altre 15 società di serie A, capitanate proprio dalla Lazio. Una serie di tensioni che testimoniano quanto sia importante, al di là dell'etica lotitiana, il ruolo dei soldi nel calcio, specie quando si parla di introiti alla vigilia del Fair play finanziario. Questo sarà il prossimo futuro. Il presente, però, parla di Davide che sfida Golia. Con la consapevolezza che, stavolta, la sua fionda può davvero fare centro.

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