Buco Roma. Ora indaga la Consob

Non c'è pace per la Roma. Appena il futuro si illumina con la vendita agli americani, ecco rispuntare lo ombre del passato. Nere, ingombranti e cariche di numeri imbarazzanti. I dati della due diligence pubblicati mercoledì da Repubblica hanno acceso l'attenzione della Consob. Ieri negli uffici di piazza Verdi è stata convocata Cristina Mazzoleni, direttore di pianificazione e controllo degli affari del club. Accompagnata dall'avvocato Massimo Tesei dello studio Carbonetti, uno dei legali che ha seguito la cessione agli americani, la dirigente ha dovuto fornire spiegazioni su alcuni dati emersi nella due diligence redatta dall'advisor Rothschild e inviata a tutti i potenziali acquirenti del club. In particolare, sui conti della Roma gravano pendenze per circa 50/60 milioni di euro derivanti da cause di lavoro ancora aperte, ingiunzioni di pagamento e azioni annunciate. Ma nel bilancio i cosiddetti «accantonamenti» ammontano a circa 15 milioni di euro: ecco perché la Consob, già in passato costretta ad occuparsi delle vicende giallorosse, ha chiesto dei chiarimenti alla proprietà uscente della Roma. Insomma, nulla a che vedere con la vendita della società a DiBenedetto & Co., ormai definita con tanto di firme sui contratti a Boston. Con Rosella Sensi impegnata a Milano, ieri è toccato alla responsabile finanziaria Mazzoleni presentarsi negli uffici di vigilanza della Commissione presieduta da Giuseppe Vegas. Il colloquio, lungo una mezzoretta, si è svolto in un clima sereno: la dirigente ha ribadito che la Roma ha sempre lavorato alla luce del sole, seguendo tutte le regole imposte alle società quotate in Borsa e ha spiegato che una buona parte delle pendenze citate, comprese quelle riguardanti gli ex giallorossi Bartelt e Filipe, sono già state risolte o «transate». Se i chiarimenti verranno ritenuti soddisfacenti, l'Authority potrebbe fermarsi qui. Ma non è escluso che nei prossimi giorni possano essere convocati Rosella Sensi e altri esponenti del club, come Bruno Conti «protagonista» di un prestito di 200mila euro ottenuto dalla Roma e per adesso rimborsato soltanto a metà. La società si è difesa giovedì con un comunicato in cui ha definito l'analisi del bilancio «del tutto fuorviante rispetto all'effettiva situazione economica». I numeri, però. restano tali e sono lì sotto gli occhi di tutti. La perdita nell'esercizio che sta per chiudersi si annuncia superiore ai 30 milioni di euro, dopo il «rosso» di 21,9 registrato nel bilancio chiuso a giugno 2010. Il risultato di una gestione che negli ultimi anni non è estate esattamente «virtuosa», termine caro a Villa Pacelli. Debiti non saldati, stipendi pagati sempre con ritardo, vecchie cause ancora aperte e spese difficilmente giustificabili: dai 70mila euro annui al geometra Coricelli per mansioni definite in modo generico, ai 30mila euro versati a una pediatra del Gemelli per «attività intra moenia». Gli americani, avendo studiato per settimane la due diligence, sapevano già tutto. Unicredit idem, visto che da qualche anno vigila sui conti della Roma con un suo uomo, l'avvocato Roberto Cappelli, inserito nel cda. Proprio la definizione di alcune clausole legate alle pendenze ha rallentato la trattativa tra DiBenedetto e gli americani. Adesso tocca a loro: far quadrare i conti sarà la prima missione. Lunga, complessa ma obbligatoria. D'ora in poi l'Uefa non transige.