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Moratti: ora una reazione

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Triste, abbandonato e senza parole. Da uomo della rinascita a unico responsabile della crisi interista, il mondo di Leonardo s'è ribaltato nel giro di quindici giorni. Prima amato e coccolato, ora scaricato dal popolo nerazzurro e persino da parte dello spogliatoio, quello stesso spogliatoio che appena tre mesi e mezzo fa il brasiliano aveva liberato dall'orco Benitez. Guardiola, Villas Boas o addirittura il clamoroso ritorno dello Special One Mourinho: le scommesse sul prossimo allenatore dell'Inter sono già aperte. Quale che sia l'esito di campionato e Coppa Italia, le ore di Leonardo sembrano contate. Il brasiliano lo sa, e ieri - alla vigilia della semifinale con la Roma - ha deciso di non parlare con la stampa in perfetto stile Mourinho: troppi i problemi da spiegare, troppe le domande scomode da affrontare. Nel momento più complicato, le uniche parole di conforto per Leo sono arrivate da Massimo Moratti. Il presidente nerazzurro ha creduto fortemente nel brasiliano. Ora sa di aver perso la scommessa, ma nutre una profonda stima per l'attuale tecnico e vorrebbe trattenerlo all'Inter, magari con un ruolo da dirigente sgradito al brasiliano. Ecco perché ieri Moratti, pur ammettendo le difficoltà della squadra, ha cercato di rincuorare Leonardo: «Nel nostro rapporto non è cambiato nulla - ha dichiarato il presidente - Leo ha fatto uno sforzo fantastico fino alla partita con il Milan. Ci aspettavamo tanto dal derby, invece è andata male. Da lì è cominciata la crisi: il tecnico sta cercando di risolvere la situazione e lo fa al meglio». Il meglio, però, non è sufficiente, e Moratti ha anche spiegato perché. «Siamo stanchi fisicamente e mentalmente. Avremmo bisogno di una settimana di riposo, invece non è possibile perché abbiamo la Coppa Italia e poi la Lazio in campionato. Stiamo vivendo un momento difficile, ma possiamo, anzi dobbiamo uscirne velocemente». Nel tentativo di difendere in qualche modo Leonardo, cosa mai accaduta con Benitez, Moratti si è poi attribuito un'importante responsabilità: «Forse - ha osservato il presidente - abbiamo commesso un grave errore permettendo ai giocatori di rispondere alle convocazioni delle nazionali (il riferimento è soprattutto agli argentini Zanetti e Cambiasso, impegnati in inutili amichevoli, ndr) e sperando che tornassero in piena forma per il Milan». Un tema delicato, vista l'abilità diplomatica della società rossonera, capace di evitare fatiche superflue a Pato, Robinho e Boateng in vista del derby. L'Inter ha pagato a caro prezzo la «disattenzione»: dopo la sosta i nerazzurri hanno perso quattro partite su cinque. Un record negativo già stabilito undici anni fa, quando sulla panchina nerazzurra sedeva Marcello Lippi. Oggi c'è Leonardo, anche se ancora per poco. Sembra addirittura che il previdente Mourinho abbia iscritto i figli alla scuola di Lugano, mezz'ora da Appiano Gentile. «L'ho letto sui giornali, ma con Mou non c'è nulla», ha precisato Moratti. Probabilmente è la verità, ma l'ombra dello Special One continuerà a tormentare il tecnico brasiliano. Perché, come ieri ha ammesso anche Stankovic, «la benzina è finita». Per l'Inter e per Leonardo.

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