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Gli assi Champions della Lazio

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Zarate

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Il calcio è bello perchè a volte bastano 90 minuti per mandare all'aria ore e ore di ragionamenti teorici. Primo assioma: Zarate, Hernanes, Mauri e Floccari non possono giocare insieme, non garantiscono la giusta copertura. Peccato che a Catania, col sacrificio costante di tutti e quattro la squadra non abbia praticamente rischiato nulla, eccetto per quei disgraziatissimi primi trenta secondi della ripresa. Secondo assioma: Zarate dà il meglio da prima punta, è in quella posizione che ha offerto le prestazioni più scintillanti. Ma anche in questo caso c'è da ricredersi, perché al Massimino Maurito ha agito sulla linea dei trequartisti e ha fatto quello che ogni seconda punta dovrebbe fare: dribbling, assist e gol. Sempre su Zarate: i detrattori dicono di lui che non è mai disposto al sacrificio. A Catania, invece, era Reja che doveva urlargli a squarciagola di non «rinculare» troppo in difesa. La verità è che genio e sregolatezza non conoscono categorie e statistiche. Il talento vive giornate trionfali e altre meno, ma quello della Lazio, finora, si è dimostrato costante in maniera impressionante. Per capirlo basta dare un'occhiata alle cifre: quando i «quattro tenori» sono scesi in campo insieme la Lazio ha sfoderato un rendimento da scudetto. Quattordici partite, nove vittorie, tre pareggi e due sconfitte. In tutto trenta punti con la media di 2.14 a gara. I quattro si piacciono, segnano con una certa costanza (29 gol, Hernanes miglior mancaratore con 9) ma amano anche passarsi il pallone senza egoismo: 21 assist totali, compresi i nove che rendono Mauri un vero specialista del settore. Dati inconfutabili che suggeriscono a Reja la «pazza» idea di riproporre il 4-2-fantasia anche a Milano, nello scontro diretto per il terzo posto contro l'Inter. Di fronte ci sarà uno dei più accaniti sostenitori di quel modulo, Leonardo. In passato la sfida poteva sembrare improponibile. Ma in questo momento, con i «fantastici 4» biancocelesti così in forma, la bilancia è tornata in parità. E, forse, pende addirittura un po' di più dalle parti di Formello.

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