Suicidio Roma. Bye bye Champions
Bye bye Roma, la Champions non c'è più. Mentre dall'altra parte dell'oceano si brinda alla chiusura di un affare che farà la storia della «nuova» Roma, quella «vecchia» si suicida all'Olimpico contro un Palermo fin troppo rinunciatario. Una partita assurda che i giallorossi dominano in lungo e in largo, portano dalla loro parte grazie a un rigore generoso che verrà poi risarcito ai siciliani con uno altrettanto buonista. Quindi la sequela di errori con Menez e Vucinic che sbagliano almeno quattro gol fatti e mettono la testa della Roma sul ceppo delle esecuzioni: a quel punto per il Palermo impugnare la scure e decapitare le ultime speranze Champions dei giallorossi è un gioco da ragazzi. C'era il timore che l'arrivo di DiBenedetto & Co. potesse togliere concentrazione ai giallorossi e alla fine i conti dicono proprio questo, visto il modo nel quale questa Roma si è buttata via: cosa che ai nuovi proprietari americani non è piaciuta affatto. E nel melodramma consumato ieri sera in un Olimpico infarcito di bandiere a stelle e strisce, c'è da segnalare anche l'ennesimo arbitro non all'altezza: che almeno serve per spazzar via definitivamente i dubbi, le ipotesi e le mire complottistiche a favore della Roma vigilate dalla «task force». Romeo prima concede un rigore generoso alla Roma per una trattenuta (che comunque c'è) di Bacinovic su Menez, poi ripaga il Palermo con un penalty altrettanto insolito per un fallo di Burdisso su Pinilla, quindi nel finale nega alla Roma il secondo rigore per un mani in area, nettissimo, di Migliaccio in copertura su Vucinic. Unicredit stavolta, evidentemente nulla ha potuto: o forse era ancora impegnata a Boston. Mah... In campo c'è stata comunque per ottantacinque minuti solo la Roma. Riise apre le ostilità dopo sei minuti e sulla ribattuta di Sirigu al sinistro del norvegese, Menez sbaglia il primo gol della serata. Montella gli aveva concesso l'ennesima chance, che probabilmente sarà l'ultima: l'Olimpico, quando nel finale il tecnico lo cambia, lo «uccide» di fischi. Giustissimi. La svolta arriva dal dischetto: capitan Totti esegue in maniera perfetta, realizza la rete numero 204 in A (a uno dal record di Baggio) con la maglia di una Roma che sembra poter volar via. Così non sarà, perchè nonostante un primo tempo giocato sempre in avanti, i giallorossi non riescono a chiudere la gara e proprio in chiusura di frazione rimediano il gol del pareggio. Il senso di compensazione di Romeo ha la meglio: dal dischetto Pinilla rimette in piedi il Palermo. Ripresa ancora a senso unico: la Roma attacca la squadra di Rossi cerca di tenere provando a colpire in contropiede. E alla fine, giustamente, gli riesce il colpaccio contro una squadra che non riesce a sfruttare il momento di grazia del suo capitano che continua a giocare e mettere i compagni in porta col pallone al piede. Prima Menez sbaglia l'ennesina occasione, clamorosa: sinistro che non prende nemmeno lo specchio della porta. Poi Riise trova l'ottima risposta di Sirigu sul sinistro di controbalzo che poteva chiudere la gara, quindi Vucinic sbaglia un gol impossibile. Stavolta è Menez a mettergli una palla sul quale c'è scritto solo: «Spingere». Invece il piattone in corsa del montenegrino finisce in Curva Sud. Finita? Macché, Montella mette dentro il tridente pesante Totti-Borriello-Vucinic, ma due minuti dopo rimedia, ovviamente su contropiede, il gol che taglia le gambe alla Roma. Difesa giallorossa messa malissimo, Loria tiene in gioco Hernandez che sigla il 2-1. Quattro minuti dopo stesso copione, ancora Hernandez: 3-1. Un disastro clamoroso e il 3-2 finale di Vucinic non fa che aumentare il rammarico di una squadra che ora è davvero fuori dalla Champions ed esce dall'Olimpico tra i fischi: giustissimi. Forse è davvero arrivato il momento di iniziare una rivoluzione: DiBenedetto dopo quanto visto ieri ne ha facoltà.