Marasma rosso Ora il piano B è inevitabile
Perchéieri, nelle qualifiche del Gp di Cina, pur non arretrando sullo schieramento di partenza rispetto al sabato precedente in Malesia le F150 Italia non solo non hanno fatto passi avanti ma, anzi, ne hanno fatto uno (e bello grosso) indietro in termini di prestazioni, beccandosi la bellezza di un secondo e 7 decimi di distacco dalla Red Bull di Vettel. Magari stamattina, in gara, le cose andranno meglio, ma è un fatto che ieri Alonso e Massa sarebbero probabilmente finiti nei bassifondi della griglia se non fossero stati beneficiati da una irripetibile sequenza di disavventure capitate ai loro avversari. La Red Bull ha infatti clamorosamente condannato Webber all'eliminazione nel primo turno delle qualificazioni, negandogli un run con le gomme morbide; le Lotus Renault, che andavano fortissimo, hanno pagato il più salato dei prezzi per un problema al cambio di Petrov che, oltre a bloccare lui, ha impedito a Heidfeld di andare in pista a fare il tempo nel secondo turno; e il sempre più patetico Michael Schumacher ha commesso un errore in frenata che gli è costato la chance di piazzarsi davanti ai ferraristi come il suo compagno di squadra Rosberg. Alonso e Massa, perdipiù, hanno sacrificato alle qualifiche tutti i treni nuovi di gomme morbide che avevano a disposizione, mentre quelli che partono davanti a loro se ne sono tenuto da conto almeno uno. Non solo: la situazione appare abbastanza preoccupante anche in chiave futura, perché, nonostante abbia fatto i salti mortali per portarne un esemplare fino a Shangai, la Ferrari ha scartato quasi subito l'ipotesi di utilizzare la nuova ala anteriore in stile-Red Bull: una bocciatura così netta da far sospettare che le scopiazzature tappabuchi su cui si faceva un certo affidamento si stiano rivelando insufficienti a scongiurare il ricorso al famoso «Piano B», cioè al drastico rifacimento della macchina. Con tutto quel che ne conseguirebbe in termini di tempo, di costi e di incognite. Il marasma che rischia di travolgere la Ferrari fa spiccare ancor di più la calma olimpica con la quale Sebastian Vettel sta proponendosi, a soli 23 anni, come il dominatore assoluto della Formula Uno. Coloro che si ostinano a non capire che questo ragazzo è destinato a diventare uno dei più grandi piloti della storia accusano la Red Bull di non dare più la stessa assistenza a Mark Webber. Magari è pure vero: ma, se lo fosse, questa sarebbe soltanto la dimostrazione che, dopo aver rischiato di perdere il Mondiale 2010 per mettere alla pari un campioncino con un vecchio arruffone, la Red Bull ha finalmente compreso che se si vuole dominare la scena senza patemi bisogna prima di tutto evitare le stupide e dannose lotte intestine, puntando sul pilota più forte.