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Lazio: fortino Olimpico

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Lazio

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Benedetta Olympia. È lei, l'aquila simbolo della gente laziale, l'acquisto più azzeccato della gestione Lotito. Da quando volteggia fiera sopra l'Olimpico (anche ieri show perfetto con i soliti tre giri beneauguranti), lo stadio romano è diventato un fortino quasi inespugnabile. Non è un caso se ben 39 punti sui 57 totali sono arrivati nella partite in casa dove Reja ha trovato la ricetta vincente. Anche il Parma, nonostante l'arrivo di Colomba (che sia stata la mossa disperata del presidente Ghirardi per bloccare nei cieli il portafortuna biancoceleste?), si è arreso alla prova convincente di Zarate & Co. Finisce così 2-0 e il successo riporta la Lazio al quarto posto dopo il luna park di sabato sera a Udine. C'era molta pressione sulla squadra dopo il risultato di sabato e quello della Juve nel mezzogiorno di fuoco torinese (oltre 30° a Torino) che si era avvicinata pericolosamente. E, invece, nonostante defezioni eccellenti ereditate dalla direzione di Banti a Napoli, la Lazio ha dominato un avversario per la verità troppo arrendevole, quasi non si fosse ancora reso conto che sta scivolando in serie B. Hernanes è stato ancora una volta l'apriscatole con l'ottavo sigillo stagionale alla faccia dei suoi detrattori. Elegante come al solito, il brasiliano si è confermato il cecchino migliore e, con un destro da fuori potente e preciso, ha indirizzato subito la partita verso la parte laziale. Ottima la gestione della gara da parte dei centrocampisti: Ledesma e Brocchi hanno dominato i dirimpettai facendo correre a Muslera solo un paio di pericoli nel primo tempo per colpa degli allineamenti sbagliati di Garrido che ha lasciato troppo spazio all'arrembante Angelo. Il portiere uruguaiano è stato bravissimo su un destraccio insidioso di Giovinco, poi si è chiuso un primo tempo in cui la Lazio ha confermato la bontà della sua difesa nonostante le assenze di Radu e Biava. Nella ripresa Reja ha lasciato giustamente nello spogliatoio Bresciano e si è affidato al più brillante Gonzalez. Soprattutto il tecnico goriziano è tornato al 4-2-3-1 lasciando lo schema a «rombo» che non lo aveva soddisfatto e da quel momento la Lazio non ha più corso rischi. Certo, doveva ripartire più spesso ma Zarate, pur giocando un'ottima partita, non riusciva a dare profondità a una manovra che finiva per ingigantire i meriti della difesa ospite. Poi, poco prima della mezz'ora, il tecnico ha azzeccato il cambio inserendo Floccari per Zarate che, prima di lasciare il campo, ha reclamato un rigore a suo favore. Proprio l'ex genoano ha messo il sigillo sulla gara sfruttando un lancio di Lichtsteiner. L'aggancio volante e il tocco finale, roba per palati fini, ha mandato in delirio i trentacinquemila spettatori che sono tornati finalmente a ripopolare l'Olimpico. Partita finita, troppo debole la reazione del Parma a cui Colomba non è riuscito a dare la scossa. La festa finale col pubblico ha sancito il ritorno al quarto posto che rimane l'obiettivo principale di questo appassionante finale di campionato. Le dirette concorrenti, Udinese, Roma e Juve sono tutte dietro ma il calendario della Lazio è di sicuro quello più complicato. Restano sei gare, quattro in trasferta e visti i risultati della banda di Reja nella gare fuoricasa, potrebbe rivelarsi un handicap pesante ma dall'Olimpico è arrivato un segnale forte e chiaro al campionato: la Lazio non ha nessuna voglia di mollare l'osso, quel quarto posto che vale i soldi della Champions e una vetrina europea che i tifosi sognano di poter riconquistare.

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