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Lazio credici fino in fondo

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Enrico Chiesa, nella Lazio durante la stagione 2002-2003

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Ha il cuore diviso, Enrico Chiesa. Perché «a Parma ho passato sono tre anni straordinari della mia carriera, ma anche a Roma, pur avendo giocato solo dodici partite, ho dei ricordi straordinari. Soprattutto legati ai derby giocati, un'emozione indescrivibile». Quindi è impossibile chiederle per chi farà in tifo tra Lazio e Parma. Ma un pronostico disinteressato? «Gli emiliani stanno attraversando un momento difficilissimo, è dura dover lottare per la salvezza dopo essere partiti con ben altri obiettivi. La Lazio affronterà la partita con più tranquillità, e in più giocherà in casa. Per questo credo che la bilancia penda più dalla parte dei biancocelesti». Si aspettava un campionato così positivo per la Lazio e uno così negativo per il Parma? «Nel calcio spesso qualcosa va storto. I ducali sulla carta avevano una formazione molto competitiva, ma se sono stati costretti al cambio d'allenatore è ovvio che in qualche sbaglio è stato fatto. Da un certo punto di vista mi ricorda proprio la Lazio dell'anno scorso». Poi però i biancocelesti si sono rialzati. «Quest'anno è stato fatto un grande lavoro, a partire dall'innesto mirato di Hernanes. Credo che proprio l'esperienza della passata stagione sia stata determinante». Unico neo un attacco un po' sterile. «E questa, semmai, è un'altra nota di merito per Edy Reja, che ha ruotato tutte le punte a sua disposizione mettendo in campo sempre quella più in forma. E riuscendo a raccogliere tanti punti pur segnando pochi gol». Ha un consiglio da dare al suo «collega» Floccari? «Il ruolo dell'attaccante è sempre particolare, ci sono dei momenti no, ne ho vissuto uno anch'io proprio alla Lazio. Ma per riprendersi a volte basta un niente, basta segnare un gol e ci si sblocca». Come vede la volata Champions? «Se la Lazio batte il Parma resta in corsa. I biancocelesti sono una squadra molto quadrata, sono convinto che se la giocheranno fino alla fine. In questo weekend però la gara determinante sarà Udinese-Roma. Se vincono i friulani fanno fuori una diretta concorrente. Se passano i giallorossi, diventeranno un cliente molto scomodo».  Le dispiace che l'esperienza con la Lazio non sia andata come sperava? «L'ho detto, nella carriera di un calciatore ci sono dei momenti no, all'epoca ero anche reduce da un brutto infortunio. Ma conservo comunque dei ricordi fantastici della città di Roma e della maglia biancoceleste. Se non ci fossimo trovati in una situazione turbolente dal punto di vista societario magari il matrimonio sarebbe continuato. E sono convinto che sarei riuscito a togliermi grandi soddisfazioni». Magari, visto che sta frequentando il master di Coverciano, riesce a rifarsi da allenatore... «Beh, se penso a quello che è successo al mio compagno di corso Montella... C'è un'aria nuova, i presidenti danno molta più fiducia ai giovani, forse perché il ruolo dell'allenatore è cambiato negli ultimi anni, ci sono tante responsabilità in più, rose enormi da gestire. Per questo ci vogliono idee nuove».  Insomma, la panchina della Lazio non le dispiacerebbe... «Se uno vuole fare l'allenatore coltiva grandi sogni. Ma i matrimoni si fanno in due».

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