Paradosso Italia

Nazionale umiliata dalla Slovacchia e fuori dal Mondiale nel girone eliminatorio, Inter sul trono d'Europa schierando, nella finalissima Champions a Madrid, una formazione completamente straniera, compreso l'allenatore, lo special one Mourinho. Succedeva solo pochi mesi fa e sembrava certificare una verità inappellabile: la scuola calcistica italiana è in crisi e i club, se proprio vogliono vincere qualcosa fuori dai confini, devono pescare a larghe mani nei vivai stranieri. Peccato che martedì scorso l'Inter dai mille linguaggi si sia sciolta come neve al sole di fronte allo Schalke 04 e che la Nazionale di Prandelli, pur tra le mille difficoltà di una rifondazione, stia procedendo spedita verso la qualificazione agli Europei riconquistando anche un po' di quella simpatia che, nel corso del Lippi-bis, si era persa per strada. L'inversione di tendenza non è solo frutto di sensazioni, ma è certificata proprio in questi giorni dai due ranking, Uefa e Fifa, che fotografano rispettivamente la situazione dei club e delle nazionali. E se nel primo caso l'Italia, staccata ormai di oltre sei punti dalla Germania, sembra dover salutare per lungo tempo l'ambitissimo quarto posto in Champions, nel secondo la nazionale di Prandelli, salendo al nono posto, si è riaffacciata in una Top10 da cui mancava dal giugno dello scorso anno. Non male se si considera che lo scorso ottobre, in contemporanea con il pareggio a reti bianche in Irlanda del Nord, gli azzurri erano scivolati addirittura al sedicesimo posto. Una «rinascita» della quale sembrano essersi accorti anche i «paperoni» del nostro calcio se è vero che, nel mercato di riparazione dello scorso gennaio, Milan, Inter e Juve hanno puntato sull'estro e la prolificità dei vari Cassano, Pazzini e Matri. Tre «pilastri» dell'Italia che Prandelli, nonostante la penuria di nuove stelle, sta provando a riportare in posizioni più consone. Senza contare che lo stesso Moratti, da sempre il più esterofilo dei presidenti, dall'affare Ranocchia in poi sembra aver deciso di far ripartire l'Inter del futuro su basi molto più italiane rispetto a quella del triplete. Sarà vera rinascita? Si vedrà, per il momento i più patriottici possono consolarsi anche sul fronte allenatori. Dopo due anni di regno «Mou», infatti, questo scudetto se lo stanno contendendo i toscani Mazzarri e Allegri, con quest'ultimo capace di dare una vera e propria lezione tattica nel derby di Milano al brasiliano Leonardo. In tempo di caccia agli allenatori, il nuovo Guardiola l'Italia magari ce lo ha già in casa.