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Grande esodo

Daniele De Rossi

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Porte aperte. Per tutti. La Roma si prepara al grande esodo prima di ricostruire. Se l'annuncio di Mexes, «vado al Milan», è la conferma di una fuga già nota, i tormenti di Menez e Vucinic sono patate bollenti nelle mani di chi sta costruendo la Roma del futuro. Ma la scelta delle scelte è un'altra: tenere o liberare De Rossi? È il primo dilemma del progetto americano. «Capitan futuro» non è mai stato così indeciso. Il legame con il mondo romanista non è più inossidabile e lui non fa nulla per nasconderlo. Naufragate sul nascere le trattative di rinnovo con la vecchia proprietà dopo la richiesta di 6 milioni netti all'anno, si sono fatti sotto con insistenza il Real Madrid e il Chelsea. Quando era ancora all'Inter, Mourinho ha chiesto a De Rossi di seguirlo in Spagna. Il centrocampista ha lasciato decidere la Roma mentre prima avrebbe risposto direttamente «no». L'ennesimo tentativo del Chelsea è stato invece stoppato la scorsa estate da Unicredit. Ora, a un anno dalla scadenza del contratto e con un rendimento ancora al di sotto dei suoi livelli, la valutazione di De Rossi è scesa: venderlo a 30-35 sarebbe un ottimo affare. Ma pure un bel rischio. I futuri dirigenti Baldini e Sabatini sono contrari al sacrificio di De Rossi: il danno sarebbe «ambientale» ma soprattutto tecnico. Parola al giocatore, ancora sommerso dai dubbi. Un ruolo fondamentale può giocarlo il padre, allenatore della Primavera e anche lui in attesa di definire il futuro. Rinnovare la fiducia ad Alberto De Rossi può essere la mossa giusta per convincere Daniele. Su Mexes, invece, non c'è più niente da fare. «Sono più per andare via che per rimanere - ha ammesso il francese uscendo da Villa Stuart dove gli è stato ricostruito il crociato - il Milan? Probabilmente andrò lì. Sono scelte di vita, anche se sono molto legato a Roma, devo pensare a me stesso e fare la cosa migliore». Dopo sette anni in giallorosso la cosa migliore per lui si chiama Milan: contratto da oltre 4 milioni netti a stagione e nuova sfida professionale. Menez lo è andato a trovare in clinica e gli ha fatto eco. «Non so se il mio rapporto con la Roma continuerà» mugugna il parigino, reduce da un'altra discussione con Montella: «Ma con l'allenatore è tutto chiarito». Il futuro, invece, non è chiaro per niente: anche lui è in scadenza nel 2012 e ha deciso di prendere esempio dal suo amico Philippe. Dove andrà? In Italia c'è la Juventus, in Francia tanti club che lo hanno riscoperto dopo la chiamata di Blanc in Nazionale. Su Vucinic la Roma ha più margine decisionale, visto che il suo contratto scade nel 2013. Ai primi punti dell'agenda di Sabatini c'è comunque un incontro con il suo manager. Mirko ha chiesto di partire, andrebbe volentieri all'Inter che lo tenta da parecchio o in Inghilterra, ma un progetto stimolante (e un ritocco allo stipendio) può fargli cambiare idea. In caso contrario, la sua cessione può fruttare una ventina di milioni utili per convincere il Palermo a cedere Pastore nonostante Zamparini si dica «infastidito da queste voci» mentre il procuratore non nega i contatti con Sabatini. Tra i «big» indecisi c'è pure Juan, che lunedì insieme a Cassetti si è sottoposto alla seconda razione dei «fattori di crescita» dal professor Castellacci per risolvere i problemi al ginocchio. Il Flamengo è pronto a riportarlo in Brasile grazie a un pool di sponsor, ma Juan aspetta la Roma: vuole sentirsi importante. Come Vucinic.

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