Roma, doccia fredda
Che peccato! Sembrava la giornata perfetta, messa in discesa dai risultati delle dirette concorrenti ai posti buoni per la Champions, ma così non è stato. La Roma si butta via, spreca l'ennesima occasione per dimostrare di poter dire ancora la sua nella corsa all'Europa che conta, giocando metà partita e lasciando nelle mani di una Juve decimata una seconda frazione allucinante. Arriva la seconda sconfitta casalinga in campionato (prima dell'era Montella), probabilmente la più pesante considerato il momento, e soprattutto per il fatto che ora mancano solo sette gare per decidere quale sarà il futuro. C'era il timore che l'ormai imminente passaggio di mano del pacchetto di maggioranza potesse toglier forza e testa ai giallorossi, che invece erano partiti a testa bassa dimostrando il contrario. Ma era un'illusione: poi l'amnesia, i soliti errori e spettri antichi che riaffiorano dal passato. La Roma parte fortissimo dopo il brivido sul diagonale dell'ex Pepe che apre di fatto le ostilità. Per venti minuti buoni in campo c'è solo la squadra di Montella che arriva da tutte le parti e sembra aver ritrovato la linfa di un gioco di spallettiana memoria. Tutto di prima, Totti & Co. arrivano davanti a Storari con una facilità dimenticata da tempo, ma non trovano mai l'ultimo tocco. E, quando lo fanno, incappano nella serata di grazia del portiere juventino chiamato in extremis per l'indisposizione di Buffon. L'estremo difensore che sbarrò la strada allo scudetto romanista la scorsa stagione con la maglia della Samp e che proprio con Totti ebbe qualcosa da ridire nella gara d'andata, è letteralmente bombardato dall'Olimpico che lo fischia ogni qualvolta gli arriva il pallone tra i piedi. Ma la cosa sembra galvanizzarlo ed è lui il miglliore in campo dei suoi parando tutto quello che arriva dalla produzione giallorossa. Prima dice no a Vucinic (9') che fa tutto da solo fra tre avversari e chiude a rete. Poi un vero miracolo sul destro al volo di Totti servito egregiamente dal cross di Vucinic: manata che salva la Juve. E a primo tempo quasi scaduto si distende benissimo sul destro da fuori di De Rossi servito da un Totti in grande spolvero. La Juve è poca roba, dopo il diagonale in avvio di Pepe quasi nulla, fino al contropiede di Matri a tempo scaduto che fa correre un brivido al popolo romanista prima dell'intervallo chiamato da Rocchi. Nella ripresa è un'altra partita, perché dal tunnel dell'Olimpico risale solo la Juve. La Roma resta intorpidita a guardare gli avversari che crescono con il passare dei minuti fino all'inevitabile gol del vantaggio che arriva, come sempre, su una distrazione della difesa romanista. Stavolta è Riise (strano no!?) a dimenticarsi Krasic in mezzo all'area e sull'ottimo pallone offerto da Grosso (tra i migliore dei suoi), lo juventino castiga Doni e ammutolisce lo stadio. Montella capisce che deve cambiare qualcosa, tira fuori Perrotta e Vucinic per Taddei e Borriello. Ma i due non fanno nemmeno in tempo a prender posizione che arriva il raddoppio bianconero. Altra dormita, stavolta di Juan (ma va...!?), che tiene in gioco Matri sul filo del fuorigioco: sulla discesa a rete dello juventino Doni non può nulla ed è 0-2. I giallorossi reagiscono, ma è poca roba: la traversa di Menez non fa che aumentare il rammarico di una serata che poteva essere perfetta e invece è diventata maledetta mostrando tutti i limiti di questa Roma. Il tabù Juve all'Olimpico resiste e ora la Champions è un po' più lontana.