Poveri laziali in un mondo pieno di ladri
Sì,proprio lui, il presidentissimo del Napoli che definire ultragasato sarebbe un eufemismo. Perché quale aria tirasse l'avevo capito quando avevo visto certi giornali – quelli che fanno parte del sistema di potere che governa il nostro calcio – definire «lite per i soldi» il cazzottone a sangue freddo (eufemismo pure questo) da lui rifilato a Lotito in Lega a Milano. A parti invertite, Lotito sarebbe finito a San Vittore e gli stessi giornali lo avrebbero criminalizzato. «Se tanto mi dà tanto», m'ero perciò detto, «domenica l'arbitro ci massacra». Per cui avevo chiesto a mia moglie di non prepararmi niente da mangiare e ho saggiamente guardato la partita a stomaco vuoto, evitando l'atroce calvario in cui l'inverosimile signor Banti e Edison «bucìa» Cavani avrebbero trasformato la mia digestione. Chiaro che ad aiutarmi a fare questa salvifica scelta è stata anche l'esperienza. Sia pur senza riuscire a farci il callo, da buon laziale a certe cose ci sono purtroppo abituato. È infatti dalla notte dei tempi che ci spezzano le gambe quando stiamo per spiccare la corsa, approfittando del fatto che siamo troppo signori per arrabbiarci sul serio e che, quando ci siamo di mezzo noi, nessuno grida mai allo scandalo. Anzi, fanno finta di niente persino gli eroici paladini della giustizia calcistica che si inalberano solo se c'è da schierarsi al fianco di puponi e affini. Prendere i laziali a calci nel sedere non è peccato, fors'anche – solo un pochino, ma un pochino non troppo «no» – perché il fatto di essere presi a calci nel sedere ci fa, sì, male ma allo stesso tempo ci gratifica, in quanto l'essere scalciati sottolinea la nostra unicità di persone per bene in un mondo di ladri. Non è certo un caso se il nostro secondo scudetto l'abbiamo conquistato l'unica volta in cui non ci siamo signorilmente comportati da laziali, quando andammo ad assediare la Federcalcio dopo la rapina della Juve a Parma (gol buono annullato all'allora emiliano Cannavaro) e poi, per maggior sicurezza, minacciammo di morte Mazzone se nell'ultima partita di campionato il suo Perugia si fosse comportato contro quella stessa Juve così come s'era comportato l'anno prima contro il Milan. Dovete credermi se vi dico che come sarebbe andata a finire, a Napoli, l'ho capito in pochi minuti, quando Banti ha prima risparmiato una sacrosanta ammonizione al partenopeo che aveva falciato da dietro Lichtsteiner lanciato in contropiede, e poi ammonito Dias per il semplice fatto che era scivolato davanti a un avversario, una dichiarazione d'intenti accolta con favore dai replay e dai commenti dei telecronisti Sky, assolutamente sinergici e funzionali al furto che si andava preparando (persino sul nettissimo gol negato a Brocchi questi signori hanno avuto la faccia tosta di seminare dubbi). Insomma, amici laziali, ve ne dovete fare una ragione. Come deve finire questo campionato è già stato deciso colà dove si puote. Il Napoli finirà secondo o terzo, tanto non cambia niente, e la Roma andrà in Champions, per la gioia dello zio Tom e di Unicredit. Noi, se non rompiamo troppo le scatole con i piagnistei, faremo l'Europa League, sennò ci sorpasserà anche la Juve e non faremo neppure quella.