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Per sempre grande Bob

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I funerali a Roma di Roberto Lovati, bandiera biancoceleste

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Ciao grande Bob. C'era tanta gente, ma ne meritavi anche di più. Duemila persone almeno, tutti lì a darti l'ultimo saluto per cercare di scorgere il tuo sorriso rassicurante. Stavolta, purtroppo, non potevi regalarci le solite battute piene di ironia ma anche di signorilità perché tre giorni fa hai deciso di lasciarci. Vabbè, poco importa perché il tuo ricordo vivrà indelebile nel cuore di tutti i veri laziali. Ciao grande Bob, capace di far arrivare nella chiesa di Ponte Milvio stracolma di commozione, tre o quattro Lazio, la maggioranza di quelli che hanno fatto la storia del «tuo» club negli ultimi cinquantasei anni. E non solo. C'era anche lo stendardo della Roma perché sei riuscito a farti apprezzare pure dai dirimpettai cittadini. Inutile fare l'elenco di chi c'era, sarebbe riduttivo: c'era chi ha voluto salutarti ancora ma c'è da scommettere che, chiunque ha avuto la fortuna di scambiare anche una sola parola con te, ti avrà dedicato un pensiero affettuoso ovunque fosse. Mito, leggenda, laziale del secolo: si sprecano gli appellativi più straordinari per definire una persona squisita, mai sopra le righe anche quando c'era da fare un commento colorito su qualche bella donna. Ciao grande Bob, la sciarpata dei tifosi sulla scalinata di Ponte Milvio quando hai deciso di lasciarci per sempre resterà un'immagine indelebile così come quell'inno urlato a squarciagola dai presenti. Un memorial dedicato a te? Il centro sportivo intitolato al tuo nome? Iniziative lodevoli ma sempre poco rispetto a quanto hai saputo dare a tutti i laziali. Ciao grande Bob. Lui. Sal.

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