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Lazio scippata

Il capitano della Lazio Stefano Mauri si almenta con l'arbitro Banti dopo il rigore concesso al Napoli

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Alla fine il ko dell'Udinese rende meno amara una giornata che, per le ambizioni biancocelesti, poteva diventare catastrofica. Invece la zona Champions resta a due punti di distanza, ma la gara di Napoli alla Lazio lascerà soprattutto l'amaro in bocca per una vittoria accarezzata, sfuggita, poi ripresa e nuovamente scappata via. Con la beffa finale di tornare a casa senza neanche un punto e con la netta sensazione che Banti di Livorno ci abbia messo molto del suo. Finisce 4-3 per il Napoli dopo una gara pirotecnica, intensa, giocata davanti a uno stadio stracolmo nonostante l'orario insolito. Quasi 70mila spettatori che cantano all'unisono, bloccano la tangenziale dalle prime ore del mattino e, al fischio finale, intonano tutti insieme «O' surdato 'nnammurato». Eppure le premesse erano diverse. Sì, perché l'ex Edy Reja - applauditissimo fino a commuoversi - era riuscito per un'ora a imbrigliare tutti i sogni di scudetto della banda di Mazzarri. L'esclusione di Hernanes per lasciare spazio a Bresciano e affidarsi al collaudato 4-2-3-1 aveva regalato una Lazio cortissima, attenta in copertura e pronta a ripartire come una molla grazie a un quartetto offensivo - Zarate, Mauri, Sculli e Gonzalez - mai così ispirato. Tanto che, dopo quasi mezz'ora di noia, al primo affondo i biancocelesti erano passati. Palla di Zarate per Mauri, il brianzolo con un rimpallo e un dribbling semina tutta la difesa, si presenta a tu per tu con De Sanctis e lo infila con un preciso esterno sinistro. Il Napoli sbanda e la Lazio in cinque minuti fa incetta di palle gol sprecate ora dallo stesso Mauri, ora da Zarate e Sculli che, lanciati a rete, si passano la palla nel momento sbagliato e finiscono in fuorigioco.Il canovaccio della ripresa non sembra cambiare. La Lazio controlla senza problemi e, alla prima occasione, colpisce. Punizione di Garrido, Aronica e Campagnaro fanno le belle statuine e Dias può realizzare indisturbato. Partita finita? No, la partita comincia in quel momento perché il Napoli, sospinto da un tifo mai demoralizzato, trova in tre minuti un uno-due micidiale. Prima Dossena poi Cavani segnano in fotocopia. Cross dalla tre quarti, difesa immobile e gol di testa. Sul secondo, in verità, grava anche il dubbio di fuorigioco visto che l'uruguaiano, al momento del cross poi corretto da Maggio, era davanti a tutti. La Lazio ha il merito di non disunirsi e di reagire da grande. Peccato che a quel punto entri in scena l'arbitro. Che prima non vede un netto gol di Brocchi - la palla, dopo aver colpito la traversa, sbatte un metro dentro la porta - poi, con l'autogol di Aronica su iniziativa di Zarate che aveva riportato la Lazio in vantaggio, decide di salire definitivamente in cattedra. Assegna un rigore al Napoli per fallo di Biava su Cavani espellendo anche il giocatore. Il contatto c'è, la limpida occasione da gol sembra proprio di no. Cavani segna, 3-3, e Reja è costretto a cautelarsi: fuori Bresciano e Zarate, dentro Stendardo e Floccari. Non servirà. Un rinvio di De Sanctis riesce a mettere in difficoltà una difesa impaurita. Lucarelli, da poco entrato, spizza per Cavani che, sul filo del fuorigioco, trafigge Muslera con un pallonetto. Poi solo una rissa con protagonisti Sculli e ancora Cavani (ammoniti entrambi, l'uruguaiano era diffidato) e il recupero scivola via in un lampo. La Lazio non esce ridimensionata ma tre punti persi dopo aver condotto per 2-0 rischiano di pesare terribilmente nella corsa europea.

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