C'eravamo tanto amati
C'era una volta l'«amico Aurelio» col quale combattere le battaglie in Lega per un calcio diverso e non gestito più dai soliti noti. Ma ecco i milioni del diritti televisivi a incrinare i rapporti tra Claudio Lotito e Aurelio De Laurentiis, presidenti di Lazio e Napoli. Pare siano venuti anche alle mani, la situazione non è trascesa grazie all'intervento di Beretta, Galliani e Lomonaco, ad del Catania. Il tutto sarebbe stato scatenato dalla tabella sulla divisione dei 200 milioni dei diritti tv (il 25% degli 800 totali sono assegnati a seconda del bacino d'utenza), che ha determinato la reazione scomposta e inattesa di De Laurentiis contro Lotito mentre era Lomonaco che stava enunciando le cifre nelle quali comunque il Napoli incassava più soldi della Lazio. Alla fine la grana è stata risolta solo parzialmente con le indagini demoscopiche che la Lega assegnerà a tredici istituti specializzati del settore, anche se non sarà semplice portare dati certi sul numero dei tifosi di ogni singola squadra. Ieri Lotito commentava: «Preferisco non rispondere sulla lite con De Laurentiis che ha delle matrici scientifiche. Parliamo di calcio, non di queste stupidaggini. La mia squadra non può far scendere in campo l'organico al completo, sarà una partita difficile». In passato, però, il rapporto tra i due presidenti è sempre stato buono per non dire ottimo. Molti i contatti di mercato, non ultima la cessione di Cribari a fine agosto, e anche nelle riunioni di Lega c'era stata sintonia e identità di vedute sulla riduzione dei costi e su uno sfruttamento migliore del prodotto calcio. Ma ci sono anche nette differenze a cominciare dal fatto che Lotito ha preso la squadra nel 2004 salvandola dal fallimento e ora sta pagando fino all'ultimo euro di debito col fisco, mentre il collega ha atteso che i libri del club fossero portati in tribunale prima di intervenire evitando così di pagare gli arretrati della precedente gestione. De Laurentiis, poi, punta alla superlega Europea, tanto da dire pubblicamente che non gli interessa lo scudetto prima di ripensarci e, durante questa settimana, passeggiare per le vie di Napoli col cardinale Sepe per un rito propiziatorio in vista della sfida contro la Lazio di domenica. L'appetito vien mangiando e ora il numero uno azzurro crede nell'exploit dopo aver costruito un'ottima squadra anche se con la macchia dei due anni trascorsi in serie C1. La differenza sostanziale tra i due sta nel ritrovato amore della gente per il napoletano e la contestazione perenne di una fetta di tifoseria per il laziale. E così a Napoli puntano al bersaglio grosso e riempiono lo stadio mentre a Roma le lotte intestine prendono il sopravvento sull'appoggio alla squadra in queste ultime delicate otto partite. Così uguali, così diversi fino alla lite dell'altra sera poi ricomposta. Domenica la sfida in campo tra le squadre con in palio altri soldi, quelli della Champions League che il Napoli vede a portata di mano e che per la Lazio rappresenterebbero il premio per un campionato di ottimo livello sempre nelle prime posizioni. Lo screzio è già dimenticato ma stavolta pagherebbero entrambi per fare uno sgarbo sul campo al collega amico-nemico.