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Folklore, gaffe e siluri libici Intanto i benefit tornano a casa

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Lavavia i malumori di un arrivo non esattamente in sordina, le prime gaffe sul fronte mediatico (che ha rianimato vecchi nemici e ne ha forgiato di nuovi), le battute che hanno fatto storcere il naso al Palazzo e anche le attese sotto un portone nel centro di Roma: e sotto la pioggia. Ma mentre i tifosi della Roma fantasticano sui nomi del prossimo calciomercato, vestono di giallorosso Drogba & Co. e il sindaco srotola il tappeto rosso in Campidoglio per lo Zio Tom, sui cieli di Trigoria continuano ad arrivare siluri terra aria (libici) sponsorizzati da compagnie petrolifere. E pensare che l'incrociatore dal quale sono partiti è proprio lo stesso che in tempi non sospetti, e neanche tanto lontani, conduceva la campagna mediatica sull'insostituibilità dei Sensi. E lui? L'americano? Gongola, stupito dell'effetto-Roma, al punto da affacciarsi alla finestra per un fugace saluto. Ma si chiama DiBenedetto o Papa Benedetto (XVI)? Il folklore a questo punto fa parte del gioco, va benissimo e anche in questo gli americani non sono secondi a nessuno. Intanto in città il popolo laziale è in tumulto, la giornata di festa dei romanisti combacia con quella nera dei biancocelesti. Molto ben camuffata dietro battute e gossip sull'improbabile look dell'americano, ma che malcela la giusta preoccupazione su un futuro molto probabilmente in ascesa dei rivali di sempre. Eppoi c'è quello che accade all'interno del fortino di Trigoria. Ieri è stata una giornata da deserto dei tartari, non c'era nessuno o quasi complice anche il giorno di riposo concesso da Montella alla squadra. Ma anche lì il fuoco è vivo sotto la cenere: mentre c'è chi prepara scatoloni, altri si apprestano a restituire carte di credito e auto aziendali in comodato d'uso (tassativamente entro domani). Routine, cose normali quando c'è un passaggio di mano tra due realtà così lontane che lascerà sul terreno, inevitabilmente, qualche ferito. A DiBenedetto un in bocca al lupo... e buon lavoro!

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