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Le bufale di una città impazzita

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Sirene,inviti e fantomatiche cerimonie aleggiano sui cieli della capitale alla vigilia della cessione del club giallorosso. Cittadini illustri storcono il naso per non esser stati inlcusi nella lista vip di una festa che non ci sarà, mentre si fa la conta di chi dovrà dire a Gasperino il carbonaro che il bonus da Marchese del Grillo è finito e dovrà tornare spalar carbone mentre la moglie gli mattarella il cranio. Intanto in città, l'humus popolare dà il meglio di sé. Il fruttivendolo, mentre mette a posto il canestro delle arance, spiega al postino ricoperto di raccomandate i dettagli del piano americano: quello del rilancio romanista. Oh, sa tutto, nemmeno fosse un parente stretto di DiBenedetto in persona, sembra lo senta al telefono ogni giorno al pari della suocera inviperita. Il «piano» è preciso, dettagliato, c'è tutto dentro anche un calciomercato già fatto con tanto di colpi a sensazione. «E Buffon?» chiede il postale con gli occhi sgranati. «Lo pjamo, lo pjamo! Hanno già fatto lo "spalmone" del contratto. Eppoi l'americani vonno fa un colpo in attacco... se parla de' Drobbba». Insomma siamo nella fase in cui vale tutto, in questo limbo societario appeso alla firma della prossima settimana che porterà alla cessione definitiva della Roma, dilaga il chiacchiericcio che diventa a volte notizia sui giornali. È Roma, una città affamata e ammalata di calcio, giustificata solo dalla ricerca di ritrovare un'identità e una dignità rispetto al resto del mondo smarrita negli ultimi anni. Ma l'attesa è solo questione di ore.

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