L'irresistibile ascesa del terzo incomodo
DopoAustralian Open e Dubai, il serbo ha conquistato con anche il Masters 1000 di Indian Wells, primo appuntamento di prestigio nel tradizionale marzo tennistico americano, prolungando l'imbattibilità stagionale: diciotto match giocati, diciotto vittorie, soltanto cinque set persi e soprattutto l'orgoglio di aver messo fine al duopolio Nadal-Federer. Prima o poi, del resto, doveva accadere. Nell'anno dell'esplosione di un folto gruppo di giovani interessanti - da Raonic a Dimitrov, da Berankis a Tomic fino a Harrison - il 23enne Djokovic ha ultimato un lungo processo di maturazione cominciato nel 2007 proprio sul cemento americano, con la finale raggiunta a Indian Wells e il successo di Miami. Un trionfo importante, l'Australian Open 2008, e poi tante delusioni per Nole, schiacciato prima da Federer, poi da Nadal e incapace del decisivo salto di qualità. Fino alla svolta dello scorso dicembre, per una volta rappresentata dalla bistrattata Coppa Davis: Djokovic ha condotto la Serbia al trionfo e poi improvvisamente cambiato marcia. «Sto giocando davvero bene - ha spiegato in California dopo aver completato la doppietta Federer-Nadal, già riuscita sul cemento di Montreal nel 2007 - ho grande fiducia e non voglio fermarmi. Ma non sono imbattibile, nessuno può esserlo». Vero, intanto però Djokovic ha messo in bacheca il 21° titolo (6° Masters Series) e si è ripreso la 2ª posizione mondiale, spodestando re Federer. E da domani, a Miami, l'eterno terzo incomodo potrà cominciare la caccia al trono di Nadal.