Un capitano nella storia

E meno male che Totti era un giocatore finito! Seconda doppietta consecutiva a distanza di sette giorni dopo quella al derby che aveva mortificato per l'ennesima volta la Lazio, obiettivo 200 gol in serie A superato di slancio alzando l'asticella fino a quota 201. Proprio a Firenze, in quell'Artemio Franchi nel quale finora non era mai riuscito a segnare con la maglia della «sua» Roma. Il capitano è tornato e lo ha fatto alla sua maniera dopo quel periodo buio coinciso con l'ultima era che ha legato la Roma a Ranieri. Con Montella ha ritrovato la sua posizione nel campo, le sue sicurezze e ovviamente il gol. Da quel 4 settembre del 1994 (primo gol in serie A contro il Foggia) di acqua sotto i ponti del Tevere ne è passata, ma lui non ha perso la spontaneità e quella voglia di essere romano che lo ha messo poi più volte sulla graticola con il resto del mondo. Espressione verace dell'essere romano, con tutti i pregi e i difetti che la definizione comporta, Totti si è voluto legare alla storia della sua città: della Roma. Non è un caso se è proprio lui, assieme a Del Piero, l'ultima bandiera di questo calcio sempre più internazionale e attento più al business che non al cuore. Peccato che la festa di ieri abbia coinciso solo con un pareggio a Firenze nonostante la sua doppietta. Ma l'euforia del capitano è contagiosa e a fine gara si è fatta festa lo stesso. «Fino ad un mese fa qualcuno mi dava per finito ma io sono sempre stato cosciente delle mie possibilità» ha detto a caldo il numero dieci giallorosso. «Sono contento per la seconda doppietta consecutiva - continua - ed anche perché a Firenze non avevo mai segnato. Aver superato i 200 gol in serie A conta tanto perché arricchisce una bellissima carriera che ho voluto fortemente legare ad un'unica maglia: sono orgoglioso d'aver fatto questa scelta di vita. Il mio obiettivo è raggiungere Roberto Baggio e continuando così ce la posso fare». Sulla partita pochi dubbi, una gara che probabilmente la Roma un mese fa avrebbe perso malamente e che invece adesso è riuscita almeno a tenere in piedi . «Una gara senza dubbio ostica. Nel primo tempo il vento fortissimo rendeva anche difficile giocare il pallone di precisione, la Fiorentina è passata due volte in vantaggio e credo sia stata significativa la nostra reazione. Dopo il secondo pareggio ci siamo sbloccati, poi nella ripresa abbiamo giocato meglio, con più qualità e convinzione». Tutto questo grazie anche al nuovo assetto tattico imposto da Montella che sembra comunque aver almeno imboccato la strada giusta. «Per un attaccante fare gol è fondamentale, giocando più vicino alla porta avversaria le occasioni aumentano è una posizione in cui mi trovo sicuramente a mio agio: sono nel cuore dell'azione». Ma il prossimo obiettivo, Baggio a parte, è la Juventus che dopo la sosta della nazionale arriverà all'Olimpico. Totti crede nella Champions, sa quanto sia importante per la Roma del presente e per quella del futuro. «Occorre preparare al meglio il prossimo incontro che ci vedrà affrontare la Juventus - spiega - perché la nostra prospettiva rimane quella di arrivare fra le prime quattro, nella zona Champions, e per riuscirci dovremo considerare decisive tutte le partite da qui fino alla fine del campionato». Il resto è retorica (e beneficenza: Totti ha regalato la maglia del 201esimo gol a Mutu che la donerà alla Fondazione Tommasino Bacciotti per la ricerca contro i tumori cerebrali infantili), arrivano i complimenti per l'ennesimo record da ovunque e tutti i suoi detrattori sembrano essere scomparsi all'improvviso. «Sul carro, dei vincitori chi vuole montare io lo porto - scherza il capitano -. Se è grande? Parecchio grande». Più o meno come l'affetto del popolo romanista che non a caso lo ha eletto a suo simbolo... intoccabile. Giusto così!