Matteo De Santis FIRENZE Le ugole profonde e scontente sono sempre di più.
Ilcopione è sempre quello, il protagonista cambia di volta in volta. L'ultimo passeggero a salire sul carrozzone degli scontenti giallorossi è stato Jeremy Menez, protagonista di un'intervista non autorizzata dalla Roma e pubblicata ieri mattina dall'«Equipe». «La convocazione in Nazionale - ha vuotato il sacco Jeremy - è una boccata d'ossigeno. Sono rimasto molto sorpreso dal fatto di essere diventato un panchinaro con la Roma e ho fatto fatica ad accettarlo. Sono deluso da alcune persone della Roma, non capisco le scelte di Montella ma le rispetto e le accetto. Non escludo che partirò a fine stagione, perché per dare il meglio ho bisogno della fiducia e di sentirmi importante per il club. Ora mancano queste cose e, a parte poche eccezioni, non sono stato molto aiutato dalla società. Non vorrei dire che si è rotto qualcosa con la Roma, ma io mi sono sempre sacrificato. Gli stessi tifosi non capiscono perché non gioco. Ne ho parlato vagamente con Montella, ma le sue parole non mi sono sembrate sincere. Mi ha detto che non si poteva più giocare con tre attaccanti, eppure dall'inzio della stagione ho giocato in diversi ruoli e ho sempre partecipato all'azione difensiva. Avrei preferito maggiore chiarezza. Non posso dire che mi abbia mancato di rispetto, ma per me si tratta di una situazione frustrante». Montella fa melina: «Non ho letto l'intervista. Quando parlo con Jeremy, non mi dice queste cose. Fino a quando non me le dirà, il mio rapporto con lui resterà lo stesso». Intanto quello tra la Roma e Menez si arricchirà di una bella multa.