Edy il minestraro se ne deve andare
Totti?Il laser? Tagliavento? Amici laziali, non lasciatevi fuorviare. Qui il problema serio è uno solo, e si chiama Edy Reja. Che sarà, sì, una brava persona e tutto quello che vi pare, ma purtroppo non è un allenatore adatto né a una grande vera né a un'aspirante grande. Spero che finalmente ve ne siate resi conto anche voi. Nuotando felice nelle tempestose acque dei bassifondi della classifica, che rappresentano il suo habitat naturale, l'anno scorso Reja ci aveva brillantemente condotti alla salvezza dopo l'incubo-Ballardini. Gliene saremo per sempre grati. Poi, però - e nonostante Lotito lo avesse accontentato in tutto e per tutto durante l'estate - le cose sono drasticamente cambiate quando si è trovato a gestire una situazione nella quale il mediocre livello generale del calcio italiano, la crisi delle «grandi» tradizionali e la buona qualità dei giocatori a sua disposizione (chi altri, in Italia, ha tre centrocampisti bravi come Ledesma, Matuzalem ed Hernanes?) hanno catapultato la Lazio in prima fila, concedendole l'opportunità di disputare un campionato di vertice. L'aria fina della vetta della classifica ha fatto girare la testa al vecchio mestierante friulano, come d'altronde gli era già successo a Napoli qualche stagione fa. Reja si è incartato. Come tutti i catenacciari convinti si è chiuso a riccio, per proteggere il tesoretto, appena si è trovato in vantaggio. «Catenacciaro» è la parola giusta. Oggi il catenaccio si fa tocchettando fra centrocampo e difesa. Lo chiamano «possesso palla», ma sempre calcio da minestrari è. La fase offensiva è un optional: si fa solo se l'avversario commette un errore e lascia un po' di spazio. Per cui secondo il catenacciaro gli attaccanti non devono attaccare, ma difendere. E chi si ostina a voler attaccare diventa un traditore, un nemico da combattere. Di gara in gara, mentre il bottino si assottigliava, la situazione è peggiorata fino a sfociare nell'asfittico e infamante nulla di domenica, una partita in cui la Lazio non ha fatto neppure un tiro in porta e ciononostante Reja, una volta in svantaggio, prima ha punito i suoi uomini di maggior classe, rei di aver provato ad attaccare, e poi ha addirittura sostituito un centravanti con un mediano di copertura. Come spesso nella vita, comunque, non tutto il male vien per nuocere. Perché è impensabile che dopo questo mortificante derby, il quarto consecutivo da lui perso, Reja possa essere riconfermato, e adesso è più probabile che sulla panchina della Lazio approdi finalmente uno come piacerebbe a noi tifosi. Uno con le palle. Uno come Simeone, tanto per non fare nomi.