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Sfida Champions

Derby Roma-Lazio, Francesco Totti e Maurito Zarate

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Un derby che conta, finalmente. Al di là delle punture di spillo sulla supremazia cittadina, ma anche di effimeri trionfi, da una parte o dall'altra. Celebrati oltre il loro reale significato: dell'episodio, cioè, destinato al privilegio di figurare come autori, negli sfottò della settimana successiva, piuttosto che come vittime a capo chino. La storia insegna che per tanti, troppi anni, la sfida tra Roma e Lazio non aveva riflessi significativi al di fuori delle mura cittadine. Con le eccezioni del periodo aureo laziale, quando i rivali navigavano in acque agitate, o degli anni recenti, con i romanisti votati alla caccia del traguardo più ambizioso, puntualmente fallendolo, e i laziali ispirati da meno gloriose mire e nella scorsa stagione perfino a caccia di punticini per la salvezza. L'obiettivo è comune, nel confronto di oggi all'Olimpico saggiamente sottratto ai riflettori con notevole conforto per chi deve tutelare la tranquillità di tutti i cittadini e non soltanto quella dei tifosi allo stadio. Si corre per quel quarto posto che, per l'ultima volta, garantisce il passaporto per la Champions, e sia pure attraverso l'avventura dei preliminari che potrebbero avere effetti devastanti sulla preparazione estiva. Le cifre dicono che la Lazio quella posizione se la è presto conquistata, spesso ha conosciuto primato e secondi posti. Ora deve difenderla dall'assalto più insidioso, quello dell'Udinese: che incanta con il suo gioco, con i suoi talenti, ma anche con i tanti giovani che i suoi talent-scouts hanno individuato e che a Roma, una sponda o l'altra, mai sarebbero arrivati, qui vige il principio delle figurine. La Roma ha cinque punti di ritardo sui laziali e quattro sui friulani, margini non irrecuperabili in relazione alle rispettive aspettative di partenza, in realtà il valore del secondo posto della passata stagione era stato dilatato, del resto il tifo non privilegia la ragione, inducendo a domandarsi che cosa avesse prodotto quell'impresa. Reale valore o botte di stellone a ritmo sostenuto? La prova dei fatti, cioè la stagione successiva, avrebbe offerto comoda risposta a chiunque riesca a togliersi dagli occhi la benda della passione. Al contrario della Roma, dedita ai parametri zero e alle ridicole scommesse, la Lazio ha pianificato il campionato secondo la lucida esperienza di Reja, sono arrivate le pedine che avessero un'utile collocazione, i risultati stanno dando ragione a tecnico e società. L'assetto defensivo è solido, la squadra è compatta e disinvolta, il tecnico può consentirsi perfino qualche esclusione illustre. E se è innegabile che la Roma ha grandi talenti in attacco, i rivali dispongono a loro volta di giocatori capaci di risolvere con una giocata, su tutti Hernanes e Zarate, che pare deciso a ritrovare la fiducia di Reja dopo un periodo travagliato. Dubbi sulle formazione romanista, ridda di ipotesi una volta che Montella ha negato anticipazioni. Dice di non voler dare vantaggi al più anziano tecnico della Serie A, lui che è invece il più giovane. Giochetti dialettici gratuiti, poi si vedrà chi avrà voglia di rischiare. La Lazio, però, ha due risultati su tre dalla sua, anche se un pareggio non le garantirebbe tranquillità, la Roma non ha alternative alla vittoria.

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