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La partita della verità

Zarate

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«Anke se lo criticate nel mio cuore con la Lazio c'è Zarate». Così, domenica scorsa, uno striscione in Curva Nord celebrava il ritorno in campo dal primo minuto dell'argentino dopo alcune settimane in naftalina. L'ennesima dimostrazione di come l'«ambiente» Lazio fatichi a emozionarsi, arrabbiarsi o esaltarsi, senza avere al centro dei propri pensieri Maurito, al di là del poco che ha combinato in campo negli ultimi mese. Così era inevitabile che la vigilia del derby, la partita per antonomasia, vedesse lo scoppiare dell'ennesimo «caso Zarate», anche se poi è stato lo stesso giocatore, in serata, a riportare tutto alla normalità. In mattinata a scuotere la serenità era stato il fratello e procuratore Sergio. «Zarate non è un terzino - aveva tuonato dalle frequenze di Radio Manà Manà - facendolo giocare in quel modo lo stanno distruggendo calcisticamente». L'ultima sortita del fratello risaliva a poco più di un anno fa: «O se ne va Ballardini o se ne va Maurito», aveva minacciato dopo l'ennesima reprimenda pubblica dell'allenatore all'argentino. Stavolta non si è arrivato a tanto («intendiamo rispettare il contratto, poi se arriva qualcuno che vuole fare un business con Lotito è un altro discorso») ma ce n'era abbastanza per accendere nuove polemiche. Per fortuna ci ha pensato lo stesso Maurito, in serata, a fare retromarcia: «Per la Lazio giocherei in qualsiasi posizione - ha dichiarato ai microfoni di LazioStyleRadio - anche in porta. Non mi pesa sacrificarmi, parlo spesso con Reja e posso dire di aver un buon rapporto con lui». Poi è stata la volta delle promesse pre-derby: «Domenica conta solo vincere, perché così potremmo lasciare la Roma a -8 e conservare il quarto posto, anche se noi dobbiamo cercare di arrivare addirittura terzi». Chiusura dedicata ai tifosi: «In questa settimana mi stanno dando una carica grandissima, se segno voglio esultare sotto la curva Nord». È proprio questo il punto, fare gol. In questa stagione Maurito ne ha totalizzati quattro, più o meno in linea con lo scorso, fallimentare, campionato. Un po' pochini per un attaccante pagato venti milioni di euro. Dipende dalla posizione in campo? Forse, ma sull'altra fascia, giocando con gli stessi compiti, contro il Palermo Sculli è stato il più pericoloso della Lazio realizzando una doppietta. Reja, nella rifinitura di ieri, ha riprovato lo stesso attacco che ha steso il Palermo. Il riscatto di Maurito dovrà partire ancora una volta dalla fascia. Ma deve darsi una mossa. Non solo per la Lazio, ma anche per se stesso. Per non restare per sempre semplicemente un «progetto di campione».

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