Da cancellare isterismi e depressione
Non va oltre il pari bianco, il Milan, al White Hart Lane, crea tanto e altrettanto spreca, paga alla fine la sciagurata gestione dell'andata, manca il miglior Ibra, Pato non memorabile, però almeno i rossoneri si congedano a testa alta, avrebbero meritato miglior sorte, la vergogna la lasciano alla Roma. A bruciare non è tanto l'uscita dall'Europa nobile, quanto la perdita di prestigio e soprattutto di dignità nella gelida serata di Donetsk. Che l'esito del passaggio del turno fosse stato ampiamente pregiudicato con la sconfitta all'Olimpico, lo sapevano anche i più ottimisti del tifosi, quelli che si erano affidati alla legge dei grandi numeri per sovvertire un pronostico scontato. Si poteva però confidare in una decorosa uscita di scena, un'inutile vittoria di misura o perfino un pareggio avrebbero consentito a tecnico e giocatori di tornare comunque a casa a testa alta, con la consapevolezza di avere fatto il possibile. Duramente stigmatizzato, senza eccezioni, da parte dell'informazione, il raptus che ha indotto De Rossi a rifilare all'irridente Srna una gomitata che gli costerà una severa squalifica. Sembra che di questi tempi Capitan Futuro sia condizionato da una singolare fragilità a livello emotivo: proprio lui che quando parla mostra freddezza e padronanza di nervi. La giustificazione addotta, senza per altro evitare provvedimenti pesanti da parte della società, francamente non sta in piedi. Daniele afferma che il croato non si sarebbe limitato alla presa in giro, ma avrebbe offeso gli italiani. Proprio come aveva spiegato Gattuso il suo folle comportamento nei confronti di Jordan: non ha avuto attenuanti il milanista, non ne avrà neanche De Rossi, i tifosi sperano che, per il derby, sia in grado di recuperare un accettabile equilibrio psicologico, questo non è certo il momento migliore per accentuare i toni agonistici. Anche perché la sfida di domenica ha il pregio di un comune obiettivo, che va oltre la solita consolazione di sfottò destinati a durare una settimana. Purtroppo quell'episodio non ha rappresentato il punto più basso di una recita sconcertante. La più palese testimonianza di uno stato di disagio che la nuova guida tecnica non è ancora in grado di cancellare, è la pretesa di Marco Borriello di volersi ritagliare una vetrina personale andando sul dischetto e scavalcando le gerarchie, frustrando la sola occasione di restituire un senso a una partita compromessa. Poi il bomber ha completato la sua esibizione con un fallaccio assassino che il mediocre Webb ha lasciato impunito, ma che gli sia stato consentito di sottrarre l'esecuzione a Pizarro è qualcosa che richiama a pesanti responsabilità anche la panchina che non è intervenuta. L'approccio alla stracittadina non è quello che le esigenze di classifica pretendono, in pochi giorni dovranno essere dimenticati isterismi e depressione.