I laziali ringraziano Zamparini
All'appello dettato dallo scatto del Milan, quasi tutti rispondono presente, la sola eccezione è quella del Napoli vicino a una crisi di nervi. L'ultima a essere chiamata in causa era la Lazio, sembrava che il Palermo con il nuovo tecnico potesse crearle dei problemi, in realtà si è trattato di una passeggiata. Dopo il letale uno-due di Sculli ispirato da un grande Ledesma, a Reja è bastato un sereno controllo della gara. Lo spettacolare Palermo di Delio Rossi totalmente dissolto, tentativi isolati e poco più, i laziali sentitamente ringraziano Zamparini. Saga degli errori per Ayroldi, l'eroe del Mondiale e di Brescia, prima Sculli impreca per una bandierina gratuita, poi ringrazia quando in fuorigioco sigla il personale raddoppio, neanche Sirigu da assolvere. Alla rivolta degli schiavi, psicodramma pomeridiano del campionato, compiaciuti spettatori i milanisti, non capita tutti i giorni di vedere Spartaco battersi per gli interessi del padrone, identificabile in questo caso nella capolista. Dopo l'intervallo, però, il campo è tornato a rispettare la scala dei valori, unica eccezione il palcoscenico del San Paolo dove il Brescia non soltanto si è salvato, lasciando gli azzurri a otto punti dalla vetta, ma nel finale ha mancato più di una occasione per il colpo grosso. Protagonista, al solito, il Tigellino (ricordate lo sketch del lacrimatoio?) in panchina almeno inizialmente, poi spedito in tribuna dall'arbitro. Scene madri protrattesi nel dopopartita, quando Mazzarri ha urlato il suo sdegno per un paio di episodi tutt'altro che clamorosi in area, trovando soccorso in studio dal solito Massimo Mauro, non nuovo nel regalare certezze che soltanto a lui appartengono, secondo umori e simpatie. Apprezzabile l'elegante reazione del presidente De Laurentiis, plateali corna rivolte all'arbitro: il Napoli sta conducendo una grande stagione e non merita simili immagini, che certamente non possono propiziare le simpatie che squadra e città meritano ampiamente. Contro un Bari che non vuol saperne di arrendersi a un destino già scritto, ha sofferto tanto l'Udinese, meno brillante del solito forse per la inevitabile pressione che la nuova posizione in classifica, piena zona Champions, esercita su chi questi livelli è meno avvezzo a gestirli. Segnali importanti, per quanto attesi, continua a lanciarli l'Inter, non è paradossale immaginare Piazza del Duomo come teatro dello sprint finale verso lo scudetto, intanto i punti di distacco restano cinque, con la prospettiva di un derby memorabile ai primi di aprile. Un tempo al buio, distrazione e superficialità a esaltare un buon Genoa, in vantaggio all'intervallo. Leonardo deve avere espresso ai giocatori il suo garbato dissenso, negli spogliatoi, se è vero che al rientro in campo Eto'o è diventato Superman. Aveva, il Genoa, la migliore difesa della Serie A in trasferta, ha preso tre gol in nove minuti, poi è finito sotto una slavina, prima di trovare nel recupero una rete consolatoria con il baby Boselli. Forse all'Inter manca ancora una sicura continuità sul piano del gioco, anche se il rendimento della gestione Leonardo è indubbiamente altissimo. Qualcuno ha citato cifre da record, scomodando un paragone con Fabio Capello, Leo non ci è cascato, anzi ha reso elegante omaggio a quello che ha definito il suo «maestro». Certo, non si dovrà indulgere a distrazioni, perché in testa si viaggia non soltanto a ritmi da vertigine, ma anche con straordinaria autorità, testimoniata dal totale dominio del Milan a Torino.