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Simone Pieretti Ringhia, ma non solo.

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Unavolta ogni tre anni. L'ultima volta era successo contro l'Atalanta, nel 2008. Rino Gattuso esce dal campo con la fierezza di un veterano che torna a casa dopo l'ultima vittoria conquistata sul campo. Lottando, come sempre. «È un gol importante, ma mancano ancora dieci giornate. Stasera (ieri sera, ndr) abbiamo otto punti di vantaggio, domani (oggi, ndr) se l'Inter vincerà ne avremo cinque. È ancora lunga, ce la giocheremo fino alla fine. È un segnale? Non lo so, so soltanto che siamo in testa da 18 giornate. Derby decisivo? Vale tre punti, come ogni altra partita». Sorride, e non può far altro, anche il tecnico rossonero Massimiliano Allegri. «È innegabile che sia una vittoria importante, ma certe partite vanno chiuse prima. Abbiamo avuto l'opportunità di farlo. Sono contento della prestazione dei ragazzi, hanno grandi motivazioni e giocano l'uno per l'altro». Tutt'altro clima si respira nello spogliatoio bianconero: l'analisi di Delneri è lapalissiana. «È arrivato il momento di rimboccarci le maniche - dichiara a fine partita -. Numericamente ci sono venti punti di distacco tra noi e il Milan, ma abbiamo giocato alla pari. La Juve non ha la forza di rialzarsi quando subisce gol, dopo la rete di Gattuso abbiamo avuto uno sbandamento emotivo. Ma ho visto una squadra diversa rispetto alle partite perse con Lecce e Bologna, i giocatori hanno dato tutto quello che avevano. È un periodo difficile, duro, dobbiamo rispettare il disappunto dei nostri tifosi». Il tecnico friulano è sui carboni ardenti, ma non rischia. Almeno a sentire le parole dei dirigenti. «Le responsabilità vanno condivise - afferma Marotta - andremo avanti con questa scelta. La priorità è quella di restiruire tranquillità al gruppo. Sapevamo che sarebbe stato un anno difficile, ma non fino a questo punto».

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