Champions in 3 mosse
Definirla fuga per la Champions è prematuro. Lo ha detto Reja, lo confermano i numeri che danno alla Lazio solo 4 punti di vantaggio con 36 ancora in palio. Tuttavia è innegabile come i biancocelesti, col successo sul Bari, abbiano dato un segnale forte al campionato. Seconda vittoria consecutiva (non accadeva da ottobre), ennesima gara senza subire gol (appena uno incassato nelle ultime cinque apparizioni), forma fisica in crescita e graduale recupero degli infortunati: sono questi i fattori che, più della classifica, danno alla Lazio la pole position per aggiudicarsi l'ultimo pass per la Champions. A rinfrancare la truppa di Reja è anche la statistica. Con 48 punti in 26 giornate, la Lazio ha tenuto finora la media di 1.84 a partita. Esteso all'intero campionato, questo andamento porterebbe a 70 punti. Una soglia che, con la serie A a 20 squadre, non è valsa il 4° posto solo in un'occasione, nel 2005/06, quando alla Fiorentina ne servirono 74. Negli altri sei casi, il quarto posto è sempre oscillato tra i 61 (Milan nel 2006/07) e i 68 (Fiorentina nel 2007/08) punti. Per reggere questo ritmo i biancocelesti si sono appoggiati su una difesa impenetrabile, 22 gol subiti in 26 partite, seconda solo a quella del Milan. Una vera e propria sorpresa se si considera che, con il passaggio dai 3 ai 2 centrali, la retroguardia è il reparto più «sperimentale». Onore a Dias e Biava, ma i meriti vanno condivisi con tutti i compagni se è vero che la Lazio è una di quelle squadre che, in fase di non possesso, obbedisce al dogma «11 dietro la linea del pallone». Bisogna correre tanto e correre bene, insegna Reja, ed è possibile farlo solo in presenza di una condizione atletica ottimale. La Lazio ci è riuscita a inizio stagione, sta tornando a farlo adesso. «La squadra è in crescita», aveva spiegato l'allenatore, ed è quello che più conforta in vista della volata finale. I biancocelesti sono riusciti a rimanere nelle primissime posizioni nonostante il calo di gennaio, e ora sono nelle migliori condizioni per affrontare un calendario che, sulla carta, non è certo amico. Dodici partite alla fine, sette in trasferta, cinque in casa. Sei scontri diretti, due all'Olimpico, quattro fuori. A «riequilibrare» il programma c'è il derby del prossimo 13 marzo, che si gioca fuoricasa solo per i tabellini. Proprio la partita con la Roma, per la quale oggi è partita la vendita dei biglietti, rappresenterà lo snodo cruciale della stagione, e a Formello qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo pensado che, sull'altra sponda, non ci sarà più l'inesorabile (nei derby) Ranieri. Infine c'è la panchina lunga. Era uno dei crucci di inizio stagione. Si diceva: «La Lazio è forte negli 11, ma non ha rincalzi all'altezza». Il tempo ha modificato il quadro. Domenica seduti accanto a Reja c'erano giocatori come Floccari, Brocchi, Zarate. Senza contare che presto torneranno a disposizione anche Diakité (già oggi in gruppo) e Rocchi (obiettivo Lazio-Palermo). Proprio il capitano, all'uscita dalla Paideia dove si è sottoposto a ulteriori accertamenti, ha suonato la carica: «Noi siamo sempre stati convinti della nostra forza - ha detto - anche nei momenti difficili. Il quarto posto è un obiettivo importante, e finché saremo lì dobbiamo cercare di arrivarci in ogni modo». Dichiarazioni che rispecchiano l'umore di tutto lo spogliatoio. La rinnovata consapevolezza (autostima, direbbe Reja) è la vera arma in più della Lazio per il finale di stagione. Se poi arrivano i complimenti di autorevoli esponenti del calcio, è ancora meglio: «La Lazio è partita benissimo con un gioco spumeggiante e moderno - ha detto il ct della Nazionale Prandelli - poi ha avuto un periodo di calo, ma ora si è ripresa e penso possa mantenere il quarto posto fino alla fine».