Roma, il tracollo
Forza ragazzi, manca un punto... A cosa? Alla salvezza matematica. Altro che quarto posto obiettivo minimo della stagione. È l'incredibile sintesi di una giornata di ordinaria follia (purtroppo l'ennesima) della Roma che a Marassi gioca un primo tempo da incorniciare nel quale sembra aver recepito i segnali della piazza dopo la contestazione del sabato. Sembra, perché nel secondo tempo da 3-0 la squadra di Ranieri si fa raggiungere e superare da un Genoa che resta giustamente in partita intuendo il momento «no» dei giallorossi. E arriva, inevitabilmente il momento delle colpe che vanno divise tra tutti, anche se stavolta Ranieri sembra aver perso la consueta lucidità con due cambi apparsi a dir poco paradossali che hanno scritto la parola fine su una partita che invece per certi versi la Roma poteva provare a tenere dalla sua parte. Ma è colpa di tutti, a partire da una squadra che sembra aver perso la sua identità e al minimo scricchiolo si scioglie come neve al sole e proprio nel reparto che l'aveva spedita in orbita: la difesa. Sono firmati da due difensori i gol del doppio vantaggio giallorosso con Mexes prima e Burdisso poi bravi ad inserirsi di testa nell'area genoana e sfruttare le due invenzioni di un Totti che gioca probabilmente la miglior gara della stagione. Peccato che poi il capitano, dopo aver preso per mano la squadra, segnato la seconda rete stagionale su azione e dimostrato di esser tutt'altro che finito, partecipa anche al crollo collettivo sbagliando il gol che avrebbe potuto riportare avanti la Roma quando si era sul 3-3 prima della legnata finale di Paloschi. Ma il problema, evidentemente, non è il capitano e lo dicono i numeri. La Roma con i quattro di ieri (prima sconfitta in campionato per 4-3 dopo esser andata in vantaggio 3-0), ha incassato 54 gol: roba da retrocessione, difesa colabrodo e stavolta in campo non c'era nemmeno Juan che proprio nel recente passato aveva dato purtroppo il peggio di sé. Lì dietro fin troppo spesso accade di tutto, Riise dopo la botta rimediata in nazionale a settembre non s'è mai ripreso del tutto, Julio Sergio alterna interventi da fenomeno a incertezze da «saponetta» e la colpa non può essere nemmeno accollata al povero Loria utilizzato sempre quando la barca è già mezza allagata: anche se il movimento sul terzo gol del Genoa è a dir poco inspiegabile. Se a questo aggiungete i due cambi anomali di Ranieri che prima mette Menez per Simplicio togliendo l'equilibrio a una squadra in vantaggio e poi Loria per Borriello (consegnandosi di fatto al Genoa) la frittata è fatta e spiega la quarta sconfitta consecutiva della Roma e le conseguenti dimissioni del tecnico che saluta il gruppo negli spogliatoi e lascia a testa alta rinunciando a molti soldi. Per la Roma invece già mercoledì a Bologna prova d'appello per dimostrare che non tutto è spacciato, conquistare quel famoso punto e provare a chiudere la stagione in maniera degna e pensare poi al futuro... aspettando gli americani.