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Buonsenso e responsabilità per tutti

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Cheprobabilmente Claudio Ranieri avrebbe potuto anticipare, evitando altri contrasti, altri screzi con i suoi discepoli e magari con la stampa, una sorta di conflittualità perenne. Nell'uscire da Trigoria, ha voluto dare ragione a una tifosa che giorni fa gli aveva suggerito l'esigenza della frusta per riportare l'ordine. Ma questo gatto a sette code, chi avrebbe dovuto utilizzarlo, se non chi lo aveva in mano per i poteri che la società gli aveva delegato? E poi, diciamo la verità, lo spogliatoio era popolato al massimo di tenere belvette, non di tigri ruggenti. Certo l'insistito aziendalismo, testimoniato anche dalla tenacia estrema di Rosella Sensi nel respingere l'ipotesi dell'inevitabile separazione, non ha aiutato a ricomporre dissidi accentuati dalla strenua difesa delle rispettive posizioni. All'interno della gabbia si avventura adesso Vincenzino Montella, talmente abituato a celebrare le vittorie dei suoi bambini, ventuno su ventuno, da dover far ricorso alla sua collaudata esperienza agonistica per smorzare l'effetto di qualche eventuale parentesi negativa. A partire dal recupero della gara di Bologna, che già potrà rappresentare una sorta di cartina di tornasole per delineare il futuro più immediato. Per verificare, cioè, se dopo l'addio a un timoniere messo continuamente in discussione, all'interno dello spogliatoio sia possibile una sorta di catarsi, affidata al buonsenso e alla responsabilità di tutti. Perché la promozione di Montella, al quale non pochi avrebbero preferito Alberto De Rossi, certifica una sorta di autogestione, una comunione di idee e di intenti che stimoli ai massimi livelli le residue risorse degli interpreti. Sarebbe impensabile, altrimenti, illudersi che un novizio del mestiere possa mettere in riga tutta una schiera di forti personalità, animate da malumori per trattamenti poco limpidi ricevuti. Qui si parla di chi attende notizie sui rinnovi di contratto, ma anche da chi si vede scavalcare, nella graduatoria delle buste-paga, da quel signore che il Brasile ci sta riconsegnando per l'ennesima volta: ma che non troverà più, si spera, un «tutor» disposto a negare l'evidenza per compiacere scommettitori che più sfigati non si può. Vincenzino sarà un compagno, più che un direttore d'orchestra, per i giocatori: e sia pure nel rispetto dei ruoli determinati da una decisione coraggiosa, anche se presa con la spinta di un ennesimo «parametro zero», lo stipendio altro non è se non un vecchio debito spalmato. Sarà seguito con affetto e curiosità, in questa nuova avventura, lo scugnizzo che ha sempre apprezzato poco il gioco di squadra, privilegiando la propria immagine. Caratteristica che gli è costata qualche impaccio nel confronto con Fabio Capello, tecnico tosto che anteponeva a tutto gli interessi della squadra. Ma forse gli anni e l'esperienza avranno limato gli spigoli caratteriali, Montella avrà capito che cosa si pensa dall'altra parte della barricata: quella panchina, cioè, sulla quale andrà a sedersi domani a Bologna per la prima volta a livello professionistico. Per traghettare la barca, si spera fino a un porto non troppo avaro di attrattive, fino al termine di una stagione tormentata.

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