Ranieri game over
Dalle speranze di rinnovo alle dimissioni. Cose incredibili che possono accadere soltanto nel folle mondo giallorosso. Claudio Ranieri non è più l'allenatore della Roma, salvo clamorosi ripensamenti. Lo ha deciso lui dopo la quarta sconfitta di seguito arrivata ieri a Genova. Quella che fa più male, dopo essere stato in vantaggio per 3-0. È entrato negli spogliatoi, ha ringraziato la squadra e ha annunciato il suo addio. Prima ai giocatori, poi a Montali. Non alla Sensi che lo ha appreso dall'Ansa: «Lascio per dare un segnale» ha scritto il tecnico in un comunicato dettato al suo addetto stampa. Una decisione inevitabile e invocata da gran parte dello spogliatoio. Ma a Trigoria sono rimasti tutti spiazzati, a partire dalla presidentessa. Senza il passo indietro di Ranieri chissà quanto sarebbe ancora durata la «tarantella» tra una proprietà uscente, una entrante che segue gli eventi con grande preoccupazione dagli States e i dirigenti di una banca che stanno provando a fare un mestiere che non gli compete. La vicenda assume i controrni dell'assurdo: fino a ieri mattina Ranieri era convinto di poter addirittura rinnovare il suo contratto. Sabato pomeriggio lo ha detto in conferenza stampa e in uno scambio di sms notturno ha messo in allerta il suo avvocato Mattia Grassani su un possibile incontro nei prossimi giorni per definire l'accordo. I novanta minuti di Marassi hanno ribaltatato la situazione. Ranieri è tornato da Genova con la squadra, è passato per Trigoria da dove è uscito alle 22 a bordo di una Smart bianca. «Prendiamo atto - ha commentato perplessa il presidente Rosella Sensi - delle sue dichiarazioni. Questa sera non faremo nulla, ci riserviamo di decidere dopo una riunione in programma domani mattina (oggi, ndr) alla quale parteciperanno oltre a me, i dirigenti e i giocatori». Il tecnico di San Saba saluta da gran signore dopo diciassette mesi di militanza in giallorosso. Divisi a metà: la rimonta della scorsa stagione fino a sfiorare lo scudetto e i disastri combinati in quella attuale. Non si sa ancora quanti, ma lascerà sicuramente dei soldi sul tavolo: gli spetterebbero ancora quattro mensilità corrispondenti a un milione e duecentomila euro lordi. Tanta roba. Prima di lui hanno fatto lo stesso Spalletti, Delneri, Prandelli e Voeller. Da Capello in poi la Roma è un frullatore di tecnici. Alla fine vincono sempre i giocatori che anche stavolta ci hanno messo del loro. Le prime crepe nei rapporti con la squadra si sono viste a Monaco. La Roma battuta dal Bayern e Totti che accusa senza mezze misure: «Abbiamo fatto catenaccio, così non si vincono mai le partite». L'avvio disastroso di stagione stava per costare l'esonero a Ranieri. Dopo la sconfitta di Basilea da casa Sensi è partita una chiamata verso un procuratore vicino a Leonardo. Il brasiliano ha preso tempo, forse già consapevole che di lì a poco gli si sarebbe spalancata la porta dell'Inter. In questo modo, da ottobre la Roma ha avuto un tecnico delegettimato in panchina: cosa confermata nella prima riunione di ieri sera tra dirigenza e giocatori, nella quale tutti o quasi i romanisti si sono sfogati contro il tecnico: «Non ci fidavamo più di lui». Ranieri ha continuato a lavorare e a sbagliare. Si è arrabbattato tra mille difficoltà nella gestione degli attaccanti, ha compromesso il rapporto con Totti preferendogli l'impresentabile Adriano a San Siro, e discusso con tanti altri. Troppi: da De Rossi a Borriello, da Vucinic agli «insospettabili» Lobont e Brighi, fino a Pizarro che a dicembre è partito per il Cile e ha deciso di non rimettere piede in campo fino a quando ci sarebbe stato in panchina l'allenatore di San Saba. Detto fatto: ieri era in tribuna, mercoledì a Bologna ci sarà. Ranieri vive un flashback. Al secondo anno della Juventus perse il feeling con i senatori e la società lo esonerò a due giornate dalla fine. Stavolta ci ha pensato lui a farsi da parte.