Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Gli americani hanno bisogno di tranquillità

default_image

  • a
  • a
  • a

Quantoaccaduto ieri a Trigoria è la cosa peggiore che poteva succedere alla Roma in questo momento. E non perché i tifosi non possano liberamente protestare o contestare una squadra che sta evidentemente deludendo rispetto alla qualità complessiva di un gruppo che lo scorso anno è stato campione d'Italia per diciassette minuti. Ma per il modo nel quale la protesta si è svolta, per aver messo a ferro e fuoco il centro sportivo Fulvio Bernardini proprio in questo momento: nella fase più delicata di un passaggio di mano che scriverà inevitabilmente una pagina storica del racconto giallorosso. Già dall'interno del fortino giallorosso, c'è chi sta facendo di tutto per rimandare, intralciare, rallentare un processo di vendita che spalancherà per la prima volta le porte del grande calcio italiano a un investitore straniero con soldi, volontà e capacità. Mettere altra carne su un fuoco che per troppo tempo ha alimentato malumori, delusione e le speranze infrante dei tifosi, rischia di essere dannoso invece che benefico per un club in procinto della svolta. Non che DiBenedetto & Co. si facciano spaventare dalle pressioni (e sì che fin qui ne hanno ricevute di ogni tipo), ma arrivare con una piazza in pieno fermento, tra bombe, cariche e feriti, non è certo il massimo della vita. Anzi l'impressione è che proprio in questo senso la contestazione di ieri a Trigoria sia apparsa inspiegabile ai futuri proprietari che a un certo punto possono avere anche pensato: «Ma che lo fanno per noi?». Ovviamente no, ma in un momento simile tutto può essere scambiato o «utilizzato» per secondi fini e disturbare una trattativa di fatto già chiusa nonostante gli ultimi colpi di coda. Impossibile essere certi di nulla fino all'ultima firma, se non del fatto che una piazza come quella romana merita altro: in tutti i Sensi. Bisogna iniziare a pensare in grande e consegnare nella mani degli americani una Roma sul quale splende il sereno. Poi, arriverà il tempo per fare i conti con tutti: squadra compresa, ammesso che in questo finale di stagione anche i giocatori non capiscano che da qui in avanti sbagliare può costare caro a tutti... loro compresi, anzi in primis.

Dai blog