La Roma ha toccato il fondo
Campionato o Europa, cambia poco, la Roma non riesce a darsi un po' di make-up per migliorare un'immagine deprimente: quella che ha decretato il crollo verticale in Italia, quella che segna l'uscita dalla Champions. Quando perdi in casa subendo tre gol, la rincorsa diventa proibitiva, non basta avere infine contenuto il distacco in termini minimi, perché a Donetsk sarà durissima, in casa loro gli ucraini dettano legge in proporzioni terribili, più di un'impresa ci vorrebbe un miracolo. Difficile trovare una zattera per i pochi superstiti dal naufragio, l'impegno assiduo di Perrotta, il gran gol di Menez, qualche lampo di Totti nel secondo tempo, Doni bravo a limitare il passivo, ma il risultato non sorprende più di tanto, lo Shakhtar ha dimostrato di saper giocare meglio. Comuni aspirazioni di rivalsa. Per la Roma l'esigenza di dimenticare in fretta la striscia negativa che ha relegato la squadra addirittura all'ottavo posto della classifica, e sia pure in attesa del recupero di Bologna. Per gli ucraini di Donetsk la volontà di cancellare quel quattro a zero incassato qui cinque anni fa. Fra gli infiniti moduli provvisori, Ranieri ha scelto stavolta il 4-4-2, Menez e Taddei esterni, Totti e Vucinic avanti, lo stadio mezzo pieno (o mezzo vuoto?) non aveva lesinato il suo appoggio entusiasta, dopo un buon avvio dello Shakhtar di Rio de Janeiro, la Roma ha preso il sopravvento, anche se la sua manovra di avvicinamento era troppo lenta, a differenza del contropiede corale che gli ospiti attuavano in velocità. Un paio di conclusioni apprezzabili, Bordisso di testa, Vucinic di sinistro a giro, è arrivato il gol su angolo, del resto le armi migliori erano apparse i calci piazzati. Tacco di De Rossi, Taddei al cross, portiere a farfalle, Perrotta a spingere di testa sui piedi di Rat costretto alla resa. L'esplosione di gioia è durata un istante, il tempo per William di partire sulla sinistra e mettere al centro un pallone buono per Jadson, sul destro non irresistibile, la deviazione fortuita di De Rossi non ha lasciato scampo a Doni. Ma la discesa agli inferi era appena cominciata, nel quarto d'ora finale tre conclusioni romaniste con porta mancata di pochissimo, due volte Vucinic e una Menez, tre per gli ucraini, due volte a segno. Prima il capolavoro di Douglas Costa, sinistro a giro chirurgico, poi la comica dello scivolone di Riise, palla regalata a Costa, invito per Adriano che, non essendo quello finto visto da queste parti, ha fatto secco Doni. Sarebbe potuto finire ancora peggio, il primo tempo, Mexes meritevole del rosso per avere fermato Adriano, poi bravo a salvare la porta vuota sul pallonetto dell'attaccante mentre Doni era a passeggio fuori area. Roma costretta all'assalto nella ripresa, dentro Castellini per Riise, a metà tempo spazio per Borriello al posto di Vucinic, il napoletano aveva dato vistosi segni di insofferenza in panchina, si domandava come potesse star fuori uno che aveva firmato tutti quei gol. Nel frattempo aveva riacceso gli animi giallorossi un'invenzione di Menez, che era stato molto attivo e altrettanto fumoso, fino a sprecare un assist di tacco del capitano, splendido però il suo destro a giro a riaprire, al quarto d'ora, i giochi. Che però Luiz Adriano avrebbe potuto richiudere senza un doppio, coraggioso intervento di Doni in uscita. Giallo a Cassetti, che salterà il ritorno, poi anche a Perrotta, finale di partita a senso unico, normale che lo Shakhtar patisse la lunga inattività. Una palla-gol per Totti, destro centrale, poi stanchezza anche per la Roma, è la resa.