Gli attori del gol
Chi sono quei pazzi che tirano fuori la lingua, ballano, suonano la bandierina come fosse una chitarra? Semplice, i giocatori che festeggiano un gol. La semplice corsa «alla Tardelli» ha fatto posto a trenini, mitragliatrici, culle, macarene. Alcune esultanze hanno addirittura lasciato più di un dubbio sull'effettivo significato. I laziali non sono certo da meno, basti pensare alla telefonata di Gonzalez contro il Brescia domenica scorsa. D'altronde, dalle parti di Formello la fantasia non è mai mancata: senza tornare ai tempi di Chinaglia, basti pensare a quello che erano capaci di inventarsi qualche anno fa Corradi, Fiore e Lopez, sempre pronti a improvvisare balletti sul modello di «Aserejé» o agitare finti remi su un ipotetico 4 con. Gli eredi non sono da meno. Vediamo nel dettaglio. La telefonata di Gonzalez L'uruguaiano, taciturno e con tanta nostalgia di casa, passa lunghe ore alla cornetta con i genitori e la ragazza rimasti nel Paese d'origine. Così, usando la scarpetta a mo' di telefono, ha voluto comunicare loro immediatamente il primo gol nel campionato italiano. Il «nasone» di Kozak A Brescia segna da ex e non esulta. Poi, circondato dai compagni, simula con le mani un lungo naso. C'è chi sospetta voglia interpretare Pinocchio: fingo di non gioire ma il mio cuore è pieno di felicità. La realtà la svela lui a fine gara: «I compagni mi dicono sempre che ho un nasone enorme, e io li accontento». Oltre al senso del gol non gli manca l'autoironia. Il pancione di Hernanes A Bari il brasiliano segna il primo gol su azione. Prende il pallone, lo mette sotto la maglia e lo accarezza. Parte il dibattito: sta per avere un figlio? Non lui, il vero destinatario dell'augurio è un suo amico brasiliano la cui compagna è incinta. Capriole brasiliane Ancora Hernanes, stavolta contro il Chievo. Segna su punizione, corre fino al centrocampo e si esibisce in un doppio salto mortale con atterraggio perfetto. Il tutto sotto agli occhi perplessi di Reja che, con l'innata saggezza friulana, avrà pensato: «Speriamo non si faccia male»... L'aquila di Ledesma Il gol a Firenze chiude definitivamente il periodo nero di Ledesma, da fuori rosa a simbolo biancoceleste. Lui mima Olympia per mostrare a tutti il suo amore per questa maglia. La pistola di Rocchi Quando il capitano gonfia la rete mima con le dita una pistola che punta verso l'alto. In realtà è un omaggio alla figlia, che da piccolissima indicava in quel modo gli oggetti. L'esultanza preventiva Lazio-Inter, calcio d'angolo. Floccari colpisce di testa, sembra gol e Biava esulta nell'area piccola. La palla però finisce sul palo, poi carambola sul fianco dello stesso Biava e finisce in rete. Se non avesse avuto le mani in alto per gioire, il pallone avrebbe preso il braccio. Quando si dice la preveggenza...