Fulmine azzurro
Christof Innerhofer è supergigante. La seconda giornata dei Mondiali di Garmisch s'illumina d'azzurro grazie alla fantastica prestazione del 26enne di Brunico, medaglia d'oro nella gara più difficile da interpretare e pronosticare davanti all'austriaco Hannes Reichelt e al croato Ivica Kostelic. Un vero e proprio capolavoro quello di Innerhofer, all'attacco dalla prima all'ultima curva sulla ghiacciatissima Kandahar, pista temuta dalla fuoriclasse Lindsey Vonn e persino da alcuni grandi protagonisti del circo bianco. Sceso col pettorale numero 15, l'azzurro ha messo da parte ogni timore e affrontato alla perfezione i passaggi chiave del tracciato, i cambi di pendenza e le trappole nascoste, infliggendo distacchi importanti ai rivali: 60 centesimi a Reichelt, 72 a Kostelic. «Sono più bello del sole di Garmisch – ha scherzato un raggiante Innerhofer a fine gara – sono venuto giù "a canna", tutto mi è riuscito bene». In testa al primo intermedio, in testa a metà gara, in testa al traguardo: il sudtirolese non ha mai tremato. «Tranne quando ho dovuto assistere alle discese di tutti quei campioni che partivano dopo di me». Nessuno, però, da Janka a Walchofer, da Cuche a Kostelic sino al campione olimpico Svindal, è riuscito a far meglio di Innerhofer. Merito forse degli scarponi nuovi («Li avevo provati in allenamento, mi davano sicurezza e spinta»), sicuramente dei consigli del tecnico Claudio Ravetto: «Dopo l'ultimo supergigante di Hinterstoder mi ha preso da parte e mi ha detto: "È arrivata l'ora di far vedere se sei un campione o no". Le sue parole mi sono servite». E così Innerhofer ha riscattato una stagione amara per la squadra italiana della velocità, con un solo 3° posto all'attivo, conquistato proprio dal 26enne di Brunico nella discesa di Bormio. Ma soprattutto ha cancellato le delusioni del passato: la beffa dell'Olimpiade di Vancouver, quando chiuse 6° a soli 8 centesimi dal podio, e soprattutto la medaglia di legno di Val d'Isère 2009, quando si fermò a 5 centesimi dal bronzo di Svindal e a 8 dall'argento del compagno di squadra Peter Fill. «Ho studiato bene la pista in ricognizione – ha spiegato Innerhofer dopo aver ricevuto i complimenti telefonici del presidente del Coni Gianni Petrucci – la Kandahar è molto difficile, ma simile in alcuni punti alla Stelvio di Bormio. Temevo la parte pianeggiante, invece sono andato bene anche lì. Ora voglio ringraziare i miei genitori, mio padre ha lavorato 40 anni e ha fatto grandi sforzi per permettermi di sciare». Felicissimi il presidente federale Giovanni Morzenti e il tecnico Ravetto, soddisfatto anche per l'8° posto di Werner Heel, il 9° di Peter Fill e il 15° del giovane Matteo Marsaglia: «Per una volta i pirla non siamo noi. Innerhofer ha saputo interpretare il tracciato come nessun'altro. E sono convinto che ha ancora margini di miglioramento: questa gara segnerà lo spartiacque della sua carriera».