Lazio, tabù Chievo
Una frenata pericolosa che costa il terzo posto in classifica ora del'Inter. La Lazio si lascia irretire dal Chievo e butta due punti dalla finestra. Finisce 1-1, un pareggio che fa male alla classifica e al morale dei biancocelesti dopo la confortante prova di Milano. Si doveva fare di più, molto di più per battere la bestia nera gialloblù ma la banda di Reja non è riuscita a sfatare un tabù. Negli otto precedenti all'Olimpico solo una vittoria biancoceleste (il 5 ottobre del 2003) e ben tre gialloblù, ieri la nuova dimostrazione che questo campo porta bene al Chievo. E la Lazio? Si morde le mani per la nuova occasione sprecata per respingere l'assalto delle inseguitrici arrivate ormai vicinissime a Zarate & Co. E dire che in partite come questa conta soprattutto passare in vantaggio e i biancocelesti erano riusciti a segnare con una punizione fenomanale di Hernanes nel recupero del primo tempo. Nella ripresa, però, l'orgoglio del Chievo, qualche disattenzione difensiva della squadra di Reja ha prodotto il pari degli ospiti. Prima una serie di campanelli d'allarme con Scaloni (entrato nel primo tempo al posto dell'infortunato Radu) incapace di gestire un paio di palloni tanto da regalare ai veronesi un paio di clamorose occasioni fallite solo per casualità. Poi, intorno al 20' l'errore decisivo: angolo dubbio per il Chievo, il pallone che attraversa tutta l'area biancoceleste senza che nessuno intevenga, Dias perde il contrasto con Cesar e l'1-1 è fatto. A quel punto il Chievo ha fatto mucchio dietro per difendere il prezioso pareggio. Ci voleva un guizzo geniale, un'invenzione di qualche solista ma Reja ha commesso un errore imperdonabile sostituendo in rapida successione i suoi due giocatori più talentuosi: prima Hernanes ha lasciato il posto a Sculli, poi Zarate è stato cambiato per fare spazio a uno spento Mauri scatenando la legittima reazione del pubblico. Nessuno ha capito anche perché i due non stavano incantando l'Olimpico ma in pochi modi si poteva vincere la partita e togliere due risorse importanti come quelle è risultato fatale. Vedere Bresciano calciare le punizioni nel convulso finale ha ingigantito la rabbia dei laziali presenti allo stadio perché forse la storia sarebbe potuta cambiare con un tiro piazzato del brasiliano (come nel primo tempo) oppure con un colpo dell'argentino. A parziale scusante di Reja la prova impalpabile di entrambi però i due giocatori subentrati hanno fatto davvero poco per migliorare il gioco della Lazio. E così, dopo qualche mischione nel quale il Chievo ha retto l'urto di Kozak (a proposito l'arbitro Baracani gli ha fischiato tutti i falli contro dopo i fattacci di Milano) e ha portato a Verona un pareggio d'oro. I fischi dello stadio per la Lazio sono per certi versi ingenerosi anche se legittimati da una prestazione dignitosa ma non sufficiente a vincere una sfida importantissima se i biancocelesti vogliono centrare uno dei primi quattro posti in classifica. Ora Brescia sperando di recuperare Rocchi e Floccari: la squadra ha bisogno dei loro gol per tornare a vincere.