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FIRENZE Nel giorno in cui il calcio italiano premia Mourinho, torna di moda l'Inter anche in azzurro.

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«Bravoa pescare a gennaio due giovani italiani, se l'Inter punta sui nostri talenti è un messaggio forte anche per la nazionale», dice Prandelli parlando di Pazzini e Ranocchia, due dei tre nerazzurri chiamati per l'amichevole di domani. Il terzo è Thiago Motta, segno che il ct insiste sulla via dell'Italia multietnica. «Vado oltre le polemiche di Klagenfurt - dice ricordando lo striscione contro la nazionale "arcobaleno" esposto dagli ultrà - perché fanno male al nostro calcio e al Paese. E invece il calcio unisce. È straordinario che giocatori nati in altri paesi vogliano vestire l'azzurro». La distanza con gli anni di Lippi non si misura però solo col colpo di spugna sul distacco nazionale-Inter; 5 anni fa Germania-Italia a Dortmund era altra storia. L'equilibrio precario della nazionale di oggi, d'altra parte, trova risonanza in una copertura tv frutto di un contratto provvisorio: l'accordo con la Rai è scaduto lo scorso 31 dicembre, la situazione è in stallo. Di simile rispetto a quel 2006 ci sarà probabilmente lo stadio, tutto tedesco, stavolta per la disillusione della comunità italiana locale. «Il calcio italiano sa sempre trovare risorse nei momenti difficili - fa però notare Prandelli - Siamo in risalita, lo vedo da come certe squadre si ingegnano. Penso al ritorno del trequartista». Il pensiero è a Giovinco, «piccolo di statura ma gigante in campo». Così anche la chiamata del fantasista Parma è un segnale per il futuro. «Lo devono capire tutti - spiega il ct - nel calcio non conta la fisicità, ma la velocità di pensiero». Anche perché ci sono fisici, come quello di Cassano, ancora lontani dalla forma migliore: «Antonio paga il lavoro fatto per recuperare, ma per l'importanza che ha nel nostro progetto era doveroso chiamarlo. Ha bisogno di comportamenti corretti e costanti, sa che questa è la sua ultima chance».

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