Il tecnico merita la conferma
Dopouna partita così Mallett ha ragione di essere orgoglioso dei suoi. Sono finiti i tempi in cui gli avversari segnavano mete in prima fase con facilità disarmante, così come sono finiti i tempi in cui gli Azzurri si caricavano di falli e cartellini gialli. Oggi la difesa italiana fa paura per organizzazione e per predisposizione al placcaggio. Le immagini della partita con l'Irlanda sono l'esaltazione dei guerrieri azzurri che presidiano i valichi respingendo qualsiasi invasore. Molto merito va al nuovo componente dello staff Omar Mouneimne, piccolo sudafricano di origini libanesi dal cognome impronunciabile. A vederlo durante la partita saltare come un matto e partecipare alle fasi del match si capisce quanta energia possa trasmettere ai giocatori durante le sedute di allenamento. Mallett è l'uomo che esce da questo match da vincitore, al di là del risultato. Messo sotto pressione prima del torneo dalle voci - forse sparse ad arte - su Jacques Brunel, indicato dalla stampa come il suo futuro sostituto, e dalle dichiarazioni di Dondi che alla vigilia ha chiesto vittorie, oggi ha messo in campo un'Italia davvero competitiva. E dopo il match lo ha sottolineato, così come ha giustamente esaltato il lavoro del suo staff. Vederlo correre giù per le scale del Flaminio per andare a confortare il suo pupillo Gori infortunato o per dare indicazioni a viva voce al suo capitano Parisse è emblematico. Molto più passionale di quanto farebbero presupporre i suoi studi oxfordiani, il ct che in Sudafrica è un mito vivente ha risposto con orgoglio e le sue dichiarazioni prima della partita hanno chiarito la sua volontà: «Voglio vincere e voglio rimanere», ha tuonato. E così facendo ha rispedito al presidente Dondi la responsabilità delle future scelte. Prima di salutare un coach di questo spessore sarà il caso di chiedersi se non sarebbe meglio fare tutto quello che chiede per metterlo in condizioni di fare il bene del rugby italiano.