Lo zio d’America
Lo zio d’America o, se preferite, lo zio Tom. Il vero nome è Thomas Di Benedetto. È lui l’uomo che presto potrebbe realizzare il suo sogno: comprare la Roma insieme a un gruppo di milionari amici americani. È nato a Boston, ha 61 anni e qualche mese fa ha deciso di mettersi a capo di una cordata e provare l’avventura nel calcio italiano dopo l’esperienza maturata nel baseball Usa e più in generale nel management sportivo. Da ieri il traguardo è più vicino. In una New York innevata nella notte italiana si è concluso il lunghissimo incontro con i dirigenti di Unicredit durato oltre sette ore. Ai piani alti di un grattacielo di Park Avenue si sono riuniti dalle 10 ora locale Paolo Fiorentino e Piergiorgio Peluso, rispettivamente vice direttore generale e responsabile corporate e investment banking di Unicredit, l’avvocato di fiducia della banca (nonché membro del cda della Roma) Roberto Cappelli; dall’altra parte del tavolo Thomas Di Benedetto insieme ai rappresentanti dei vari advisor finanziari e all’avvocato Mauro Baldissoni dello studio Tonucci & Partners, colui che ha seguito passo dopo passo la vicenda negli ultimi mesi tra Roma e New York. Lo stesso legale nel 2008 assistì gli uomini inviati da Soros per acquistare la Roma: ma adesso i «bluff» sono vietati e l’epilogo potrebbe essere ben diverso. La riunione fiume di ieri è trascorsa tra presentazioni, scambi di documenti e valutazioni, collegamenti in videoconferenza con l’Italia e telefonate. Doveva essere un incontro conoscitivo e invece pare si sia arrivati vicini a una svolta nel processo di vendita della Roma. Unicredit ha confermato la sua disponibilità a restare nell’azionariato del club con una quota di minoranza: l’obiettivo del vertice di ieri era proprio arrivare ad un’ipotesi di accordo sui futuri assetti societari, considerando che oltre il 30% delle azioni è quotato in Borsa. L’affiancamento della banca consentirà al nuovo acquirente di risparmiare sul prezzo iniziale e utilizzare subito delle risorse per sistemare la situazione debitoria del club e programmare degli investimenti. Gli americani hanno in mente una Roma ben diversa da quella di oggi: con un marchio forte e diffuso in tutto il mondo (lo sponsor tecnico, in tal senso, è un nodo da sciogliere visto il lungo accordo in essere con la Kappa), che giochi in uno stadio di proprietà, anche se ci vorranno anni per costruirlo, e punti ad entrare nel giro di qualche stagione nel gotha del calcio europeo. Se Di Benedetto & Co. compreranno la Roma aspettiamoci rivoluzioni in tutti i campi. Dai dirigenti alle strategie di comunicazione e marketing. Dopo un nuovo incontro fissato per stamattina, Fiorentino, Peluso e Cappelli ripartiranno oggi alla volta di Milano dove nei prossimi giorni potranno relazionare l’ad di Unicredit Federico Ghizzoni sull’ipotesi di accordo concordata con gli americani. Seguiranno altri incontri e contatti nei prossimi giorni. Lunedì scade il termine per la presentazione delle offerte vincolanti e adesso la soluzione a stelle e strisce appare in netto vantaggio su tutte le altre, compresa la proposta di Giampaolo Angelucci. In una nota ufficiale la Italpetroli dei Sensi si è limitata a confermare che «alcuni dei potenziali acquirenti hanno richiesto un contatto diretto con Unicredit, per valutare il possibile ruolo di quest’ultima a supporto finanziario dell’operazione». Rosella è rimasta a casa in attesa di notizie. «Mi auguro - dice la presidentessa - e sono certa che quello della Roma sarà un futuro roseo. Spero che venga portato avanti il lavoro di questi anni». Di Benedetto e i suoi alleati sono pronti a farlo.