Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il cuore non basta

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Provatadalle quasi cinque ore di lotta con la Kuznetsova, stremata dalla noiosa regolarità di Caroline Wozniacki, la «leonessa» Francesca Schiavone ha alzato bandiera bianca, rinunciando al sogno di oltrepassare ancora una volta le barriere della realtà per spingersi fino alle semifinali dell'Australian Open, traguardo proibito per le tenniste italiane. Un peccato davvero, perché anche stavolta la Schiavone ha saputo illudere e meravigliare. Potrà recuperare dallo sforzo degli ottavi? Riuscirà a scendere in campo dopo aver disputato la partita più lunga della storia degli Slam? Sarà in grado di contrastare la freschezza atletica della giovane Wozniacki, non a caso numero uno mondiale? Domande senz'altro legittime, ma totalmente superflue quando si parla di Francesca Schiavone. L'azzurra non solo ha recuperato le energie, ma per quasi un'ora e un quarto ha dominato la danese, irretendola con i soliti cambi di ritmo, le discese a rete in controtempo e le volèe impossibili per la maggior parte delle protagoniste del circuito, come orgogliosamente sottolineato da coach Barazzutti: «Per un set e mezzo Francesca ha giocato un match esemplare, dimostrando ancora una volta di poter battere chiunque». Chiunque davvero, a Parigi come a Melbourne. Sul 6-3, 3-1, per un attimo, sembrava non esserci più differenza tra il cemento della Rod Laver Arena e la terra rossa del Philippe Chatrier. Stesso turno, i quarti di finale, stessa avversaria del Roland Garros, la Wozniacki, stessa trama: la Schiavone a comandare il gioco, la danese a inseguire ogni palla, in ritardo, frustata dalla varietà dei colpi dell'azzurra e incapace di mettere a segno un solo colpo vincente. Ma il tennis è sport difficile e crudele, per cambiare l'inerzia di un incontro basta poco. Una facile voleè spedita in corridoio, un rovescio steccato, un diritto in rete, e tutto si ribalta in pochi secondi. «Ho giocato male un solo game – ha spiegato la Schiavone – lei è diventata più aggressiva. Non è stato un problema fisico, avevo ancora tante energie e l'ho dimostrato nel terzo set». Troppo tardi, purtroppo, perché la Wozniacki in un attimo è scappata sul 5-2, ha fallito tre match point, ha perso un servizio ma alla quarta opportunità ha messo fine al sogno italiano chiudendo 3-6, 6-3, 6-3: «Non dovevo lasciarla scappare nel terzo set – si è autoaccusata Francesca – perché potevo ancora farcela. Ci credevo ancora, quando ho annullato le palle match ho ripensato all'incontro con la Kuznetsova. Peccato». Ora per la Schiavone nessun riposo: si resta in Australia, tra dieci giorni c'è l'impegno in Fed Cup insieme a Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci, convocate ieri da Barazzutti. «Ma questo torneo dimostra che posso giocare bene anche sul veloce – ha chiuso sorridendo la milanese – Naturalmente sono dispiaciuta per la sconfitta, vorrei sempre fare di più e meglio. Ma sono ottimista, la vita non finisce qui, avrò un'altra possibilità. E se penso al Roland Garros già mi vengono i brividi. State pronti per un nuovo viaggio». Non sono ancora pronti a fare le valigie, invece, Roger Federer e Novak Djokovic, primi due semifinalisti del torneo maschile. Lo svizzero ha superato 6-1 6-3 6-3 il connazionale Stanislas Wawrinka, mentre il serbo si è liberato con un altrettanto netto 6-1 7-6 6-1 del ceco Berdych. Oggi gli altri due quarti: nella notte Murray ha sfidato l'ucraino Dolgopolov, alle 9.30 c'è il derby spagnolo Nadal-Ferrer.

Dai blog