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Dilemma Zarate

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Delusione Zarate

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Alla fine resta il dubbio. Reja ha cercato di ricomporre la frattura con Zarate per convinzione o per necessità? Troppo diverso il tenore tra le dichiarazioni dell'immediato dopoderby e quelle, assai più pacate, di ieri. Tra quel «deve imparare che si gioca in 11 o prenderò provvedimenti» sibilato a caldo e il «non si muove da Roma, lo stimolo solo per spingerlo a migliorarsi» lasciato trapelare nel dopo allenamento. Una correzione di rotta probabilmente causata anche dal problema muscolare accusato da Sculli nel pomeriggio. Così Reja si è reso conto che con l'ex genoano e capitan Rocchi infortunati l'ipotesi di «punire» Zarate con la panchina non era più percorribile. Maurito con ogni probabilità sarà titolare anche a Bologna, ma ciò non basta a ricucire un rapporto mai idilliaco. «Zarate non si muove da qui», ha ribadito ieri Reja. Il ché, perlomeno per gennaio, è vero. Manca troppo poco alla chiusura del mercato per imbastire una trattativa convincente - nonostante l'interesse di Juve e Fiorentina - e per trovare un interlocutore disponibile a versare nelle casse biancocelesti la cifra richiesta da Lotito. Non meno di quanto Maurito è costato, circa 20 milioni di euro. Ma a giugno, a meno di clamorosi ribaltoni, la storia d'amore tra l'argentino di Haedo e la Lazio potrebbe vivere il capolinea. L'anno scorso, di questi tempi, il fratello procuratore di Maurito lanciava l'ultimatum: a fine stagione via uno tra Ballardini o Zarate. La scelta non fu difficile, oltre a essere accelerata dai pessimi risultati del tecnico romagnolo. Ora non si è ancora arrivati a una simile rottura, ma in caso di bivio niente sarebbe più così scontato. Il talento è indubbio, ma resta il fatto che Maurito, professione attaccante, segna col contagocce da quasi due anni. Da quello straordinario girone d'andata nella sua prima stagione biancoceleste che fece nascere nei tifosi un amore che, finora, ha resistito a tutto. Anche la società ha sempre scelto Zarate. Come quando Lotito telefonò a Delio Rossi per consigliare «caldamente» di far debuttare quell'argentino che al tecnico non piaceva. Ma ora la situazione è cambiata: il presidente e Reja, pur senza aver ancora siglato il rinnovo, viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda. Non è detto che, stavolta, a essere sacrificato sia l'allenatore. Che il rapporto tra Reja e Zarate non potesse essere idilliaco, c'era da aspettarselo. Come mettere insieme un «metrosessuale», come si è definito Maurito, e un friulano vecchio stampo? Un fanatico della giocata fine a se stessa e un profeta del sacrificio? Finora sono rimasti insieme più per necessità che per amore. Sempre con la speranza, parole di Reja, «che prima o poi mi faccia vincere qualche partita». A Bologna Zarate avrà un'ulteriore chance. Altrimenti, col recupero di Sculli e Rocchi, il suo spazio si restringerà. E a fine stagione, stavolta, potrebbe toccare a lui lasciare Formello.

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