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Da Cagliari a Cagliari Totti sente aria di gol

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MatteoDe Santis La prima volta non si scorda mai, ma anche l'ultima non se la dimentica nessuno. E l'ultima volta che Francesco Totti è andato a segno su azione all'Olimpico fu proprio contro il Cagliari. Era il 9 maggio 2010, 258 giorni fa, impossibile dimenticarlo. Non era una giornata come tutte le altre, ma un «Totti pride» in piena regola. C'era il sole, era la penultima giornata dello scorso campionato, la Roma aveva appena perso la coppa Italia ma conservava ancora qualche speranzuccia di scudetto e l'Olimpico era pieno zeppo di magliette della Roma con il nome Totti e il numero 10. Era la manifestazione del popolo giallorosso in difesa del suo capitano da tutto il trambusto successivo al calcio rifilato a Balotelli. Quattro giorni di cattivi pensieri e rabbia, poi i manifesti pro Totti affissi per tutta la città, l'abbraccio dello stadio, i due gol (il secondo su rigore che è anche l'ultimo gol segnato in casa in campionato) e il lieto fine del giro di campo con Cristian e Chanel. Operazione riuscita. Oggi, sette mesi dopo, la storia potrebbe ripetersi. Il ragionamento, o la speranza, è semplice: il Cagliari ha già «guarito» una volta Totti, non si capisce perché non possa farlo di nuovo. I numeri danno adito alle speranze: il capitano giallorosso, nelle 21 partite giocate con il Cagliari, è andato a segno 12 volte. Praticamente un gol, e anche qualcosina di più, ogni due incontri ravvicinati. Se oggi, con Totti titolare dall'inizio, dovesse andare per il verso giusto, ovvero con almeno un gol (che sarebbe il numero 250) e magari anche su azione, basterebbe un solo nome per riassumere gli ultimi sette (difficili) mesi del capitano: Cagliari. Dal Cagliari al Cagliari passando per Cagliari. Dall'ultima rete su azione all'Olimpico alla speranza di fare di nuovo centro passando per quel cambio con Burdisso junior, dettato dall'espulsione di Burdisso senior, al 25' del primo tempo della gara d'andata ritenuto da molti come il momento iniziale della recente «tristezza» tottiana. Da lì in poi più cose da dimenticare che da ricordare: una lettera intrisa di sangue ricevuta, il sasso contro il parabrezza dell'auto, le tante panchine, la presa di coscienza di non essere più un titolare fisso, l'umiliazione di quei quattro minuti a Genova e il ritorno dei cattivi, e in questo caso anche tristi, pensieri. Il Cagliari, di nuovo, può spazzare via e mettere da parte tutto questo. Un altro «Totti pride» potrebbe bastare e avanzare.

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