Delvecchio, l'incubo biancoceleste
Dici derby e pensi a Marco Delvecchio. Ai gol, alle esultanze, a quella finta così semplice ma così efficace che faceva cascare per terra anche un difensore come Nesta. Dici derby e pensi a un giocatore che il popolo romanista ricorderà in eterno per le sue imprese con i cugini: nove reti contro la Lazio le hanno segnate soltanto in due, Delvecchio, appunto, e Da Costa. «Supermarco» ha smesso con il calcio giocato. Adesso si diletta come speaker in una radio romana e sta studiando per diventare allenatore. La Capitale è rimasta la sua casa e il posto dove un giorno sogna di sedersi in panchina. Dieci anni di Roma gli sono rimasti dentro e gli hanno cambiato la vita: oggi quando parla della squadra giallorossa dice sempre «noi». Stasera soffrirà come gli undici in campo. Cosa significa il derby per lei? «È la partita più bella che ci sia a Roma e anche in Italia. Non c'è Milan-Inter o Juve-Torino che tenga: la stracittadina della Capitale è tutta un'altra storia. Emozioni, colori, passione. Una gara unica». Ricordi? «Un po' di tutto. Se devo scegliere il più bello dico la vittoria 3-1 dopo aver perso quattro volte di fila con la Lazio nella stagione precedente. In quel momento il derby per la Roma era diventato una maledizione e quella vittoria l'abbiamo cercata e ottenuta con tutti noi stessi. Ma non posso dimenticare un'altra stracittadina: nel 2000 vincevamo 4-0 dopo mezzora contro una Lazio fortissima (che poi vinse lo scudetto, ndr), io segnai una doppietta e finì 4-1». Il gol più bello tra i nove segnati ai biancocelesti? «Anche in questo caso ne scelgo due. Quello della famigerata finta su Nesta e uno in spaccata al volo contro Peruzzi. Quando li rivedo mi emoziono ancora». E poi c'è un gol annullato passato alla storia. «Sì, nella sfida che finì 3-3. Dopo la nostra rimonta da 3-1 avevo segnato il quarto ma fu annullato per fuorigioco. Era regolare e tutte le moviole lo hanno dimostrato, se ci ripenso... Sarebbe stato fantastico vincere un derby in quel modo». Si è mai spiegato perché riusciva a fare così bene sempre in questa partita? «Credo sia dovuto a un fattore ambientale. Entrare allo stadio prima del derby mi ha sempre trasmesso una carica unica: vedere gli spalti pieni e l'entusiasmo, ascoltare i cori sono emozioni che possono trasformare la tua preparazione alla gara». Soddisfatto del record di gol alla Lazio? «Sì, è una bella cosa anche se potevo aumentare il bottino almeno fino a dieci: uno buono me l'hanno annullato e poi negli ultimi anni non ho giocato i derby. Ma va bene così. Benissimo: la gente a distanza d'anni ancora mi ringrazia». Nel 2007 ne ha seguito uno in curva Sud. «Non ci ero mai andato ed è stato emozionantissimo per l'accoglienza che mi hanno riservato i tifosi. Purtroppo la partita è andata male e non conservo un bellissimo ricordo di quella serata. Mi ha fatto uno strano effetto vedere la partita da quella prospettiva, sapendo che fino a pochi anni prima c'ero anch'io là in mezzo al campo». Più che milanese lei sembra un romano. «È vero, negli anni ho imparato a conoscere il tifoso della Roma, la città e la gente e ormai mi sento uno di loro. Se tornassi indietro non rifarei la scelta di lasciare la squadra per andare a giocare a Brescia. Chiudere la carriera qui sarebbe stato il massimo. Ma magari un giorno...». Totti ha detto: meglio uno scudetto a Roma che un Mondiale. «Pienamente d'accordo con Francesco. Io ho sfiorato un'Europeo con la Nazionale nel 2000 ma la gioia non avrebbe raggiunto quella del tricolore che abbiamo conquistato l'anno dopo». Stasera Totti non ci sarà. C'è chi dice che è un vantaggio. «E sbaglia. Quando manca uno come lui è a favore sempre degli avversari perché Francesco è un campione che può decidere la gara con una giocata. Peccato che non ci sia perché il derby si identifica anche con lui». Che derby sarà? «Stavolta non c'è una favorita, le due squadre vengono entrambe da periodi altalenanti. Se la Roma gioca da Roma dovrebbe farcela, ma essendo una partita secca che implica il passaggio di un turno di coppa, non me la sento di fare un pronostico». Uomo derby? «Vucinic. Punto su di lui, perché ha dimostrato di avere un feeling particolare con questa partita. In questo, possiamo dire che ci assomigliamo».