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La seconda vita del mito Jeelani

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SonoDino Meneghin, oggi presidente della Federbasket, e Abdul Jeelani, indimenticato fuoriclasse che regalò alla Lazio Basket l'ultima promozione in A nel 1979. «Mi ricordo di te» dice Jeelani, commosso, andando incontro a Meneghin che lo abbraccia e risponde con affetto: «Tu sei stato un campione vero e io a confronto un mestierante. Sono contento di non averti dovuto marcare». È questo il primo saluto che Abdul Jeelani ha ricevuto dopo che il presidente dell'attuale Lazio Basket, il giovane imprenditore capitolino Simone Santi, lo ha strappato ad una vita di stenti (ha vissuto due anni in un centro per senza tetto) per regalargli una seconda possibilità con i colori biancocelesti. Jeelani parteciperà al progetto «Colors», che la nuova Lazio ha organizzato tra Roma, la sua provincia ed il Mozambico per dare la possibilità a giovani indigenti di avvicinarsi allo sport. «Creeremo un altro centro - dice Santi - a Livorno, dove Jeelani ha giocato, e anche a Racine, nel Wisconsin, la sua città d'origine». Il grande campione sorride e si scioglie. «Voglio essere un maestro per questi giovani e aiutare chi sta peggio di me». Parole suggellate dall'ultima frase di Santi. «Il miglior modo per poter aiutare Jeelani è dargli il modo di poter aiutare gli altri». Oggi il campione sarà al Palazzetto di Viale Tiziano, alle 150, assieme ad una rappresentativa di bimbe del Mozambico ed abbraccerà alcuni suoi ex compagni. Domani assisterà alla sfida tra Lottomatica e Siena.

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