A fine stagione ne resterà uno soltanto
A questo siamo arrivati: ad ascoltare con profonda malinconia le note solenni dell'ammainabandiera. Si ricompone, ma soltanto a livello freddamente burocratico, la pesante crepa nei rapporti tra una società, la Roma, e l'uomo che per quasi diciotto anni ha costituito il più importante patrimonio dei colori giallorossi. E che, dopo avere riaffermato la sua fedeltà con la firma su un contratto a lunga scadenza, ha dovuto subire decisioni tecniche umilianti. E quando si parla di contratto, se qualcuno ritiene che per il club rappresenti un'onere troppo pesante, si sappia che il suo ingaggio Francesco Totti se lo paga praticamente da solo: non soltanto in termini di marketing, ma anche di immagine al di là dei confini e perfino degli oceani. Quando alla Roma viene offerta una vetrina importante all'estero, le cifre subiscono variazioni notevolissime: in alto quando la presenza in campo del capitano è garantita, in basso nel caso contrario. Se poi le cifre vengono a confronto con quelle elargite al Brasile perdente, da Julio Baptista al clone di Adriano, le chiacchiere si azzerano, anche e soprattutto quelle interessate la cui origine sarebbe interessante verificare. Francesco ha seguito, un po' da spettatore e spesso da protagonista, la giornata delle lunghe lingue, una serie di confronti ravvicinati o allargati che hanno impegnato l'intero martedì di Trigoria. Per concludersi, a sera, con l'ultimo faccia a faccia, tra la dottoressa Rosella Sensi e Vito Scala, la persona più vicina al capitano. Sono saliti sulla giostra tutti gli uomini del Re, da Pradè, a Montali, a Bruno Conti che forse è la persona pià adatta a interpretare gli umori e l'amarezza di Francesco. Alla resa dei conti, dal coro non sono venute fuori né stridenti stonature, né accenti che potessero aprire alla speranza i cuori giallorossi. Scegliete le definizioni che preferite, a me sembra inevitabile parlare di tregua armata, una situazione che è destinata a trascinarsi fino al termine della stagione, quando in ambito romanista rimarrà uno solo dei duellanti, difficile pensare possa trattarsi di Totti, il cui addio alla città e alla squadra appare improponibile. Purtroppo il capitano sconta, e non è il solo, la precarietà assoluta di una società senza guida e senza progetti, che tace quando dovrebbe far sentire la sua voce, scivolate via le durissime parole di un altro picconatissimo monumento della Roma, Daniele De Rossi, sui papponi frequentatori di Trigoria. Come il Godot di Beckett, tutti aspettano la nuova proprietà, nessuno ha la minima certezza, se non quella di scongiurare ipotesi che riportino in circolazione personaggi il cui nome fa rabbrividire. Attendiamo le prossime scelte di Ranieri, che vive obiettivamente una soluzione difficile, ma che non ha gestito al meglio i rapporti umani e il diffuso malumore dello spogliatoio. Se poi dovessimo rivedere, sia pure in una sola occasione, Adriano in campo e il capitano in panchina, o magari in tribuna, saremmo alla resa a discrezione.